Mediaset rapisce i telespettatori con le “storie di mafia”.

Un'mmagine tratta dalla serie "Il capo dei capi"
Un'mmagine tratta dalla serie "Il capo dei capi"

«Strozzerei chi fa libri e film come “La Piovra”», questo lo sfogo del premier Silvio Berlusconi a seguito delle indiscrezioni pubblicate da Il Giornale e Libero in merito ad un suo presunto coinvolgimento nei delitti di mafia.

Tali autori, secondo il Presidente del Consiglio, avrebbero messo noi italiani sotto una cattiva luce nei confronti del resto del mondo, ma se facciamo un po’ di zapping e ci soffermiamo su una delle sue reti, possiamo notare quanto siano ricorrenti fiction o miniserie con al centro la tematica di “cosa nostra”.

Boss, attentati, clan, rese dei conti, traffici, sono argomenti che hanno sempre esercitato un fascino eccezionale sul pubblico italiano e a Berlusconi, nella veste di proprietario di Mediaset, questo fatto è stato sempre ben chiaro.

Fu proprio lui, infatti, a privare la Rai di Ennio De Concini,sceneggiatore di mezzo secolo di cinema italiano e autore de “La Piovra”, che portò con “Donna d’onore” l’audience della allora Fininvest a cifre da record.

Ma quello fu solo l’inizio del filone dedicato alle storie di mafia per i canali del biscione: “Ultimo” con un eccezionale Raoul Bova, “L’Ultimo padrino” con l’ex commissario Cattani de La Piovra, Michele Placido a calarsi nelle vesti di Bernardo Provenzano, quindi la seguitissima serie “Il Capo dei Capi”, excursus sulla vita del boss Totò Riina.

Quindi Berlusconi, se dovesse volesse strozzare qualcuno, dovrebbe iniziare proprio da chi lavora per lui e ha contribuito al successo dei suoi canali televisivi.

 

Domenica Nolè