Come riportato dal nostro quotidiano (qui), l’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne ha oggi comunicato che il Lingotto non farà retromarcia sulla decisione di chiudere lo stabilimento di Termini Imerese.
Ma l’elemento più preoccupante delle dichiarazioni di Marchionne è stato riportato in queste ore da diverse agenzie. “A Termini Imerese – ha detto l’ad – non si faranno più auto, ma qualcosa di diverso che ancora non si sa“.
Nessuna garanzia, quindi, per l’occupazione e per il tessuto produttivo del territorio che, di fatto, vive grazie alla presenza di Fiat.
Di fronte alle richieste, giunte dai sindacati e dalle forze politiche di Sinistra, di uscire dalla crisi attraverso una riconversione a favore dell’ambiente e della piena occupazione, si risponde, dai vertici del Lingotto, con una riconversione verso l’ignoto, che rischia di trasformarsi in devastazione indiscriminata delle potenzialità produttive di un territorio.
La reazione dei lavoratori non si è fatta attendere: oggi gli operai hanno scioperato durante il turno pomeridiano e nei prossimi giorni promettono che la loro battaglia, nata spontaneamente all’interno della fabbrica, continuerà, così come continueranno i blocchi ai cancelli.
Un paio di settimane fa i lavoratori, già preoccupati per le prime dichiarazioni dei vertici Fiat, avevano occupato per alcuni giorni il comune della città, eleggendo simbolicamente un nuovo sindaco che li difendesse dall’attacco dei padroni.
Il segretario della CGIL Epifani ha chiesto con massima urgenza la convocazione delle parti sociali da parte del Governo per discutere della situazione. La scorsa settimana Scajola aveva chiesto a Fiat di non chiudere Termini Imerese ma Marchionne aveva replicato dicendo che il Ministro “parla senza conoscere i dati”.
Di fronte al progetto criminale di devastare un intero tessuto sociale, fatto che in una regione già arretrata economicamente come la Sicilia potrebbe avere effetti drammatici, per salvare i profitti e non impegnarsi in nessun concreto progetto di riconversione e di riqualifica del lavoro, il Governo sembra al momento totalmente inerte.
Mattia Nesti