Nuovo terremoto all’interno del partito di maggioranza, il Popolo delle libertà del premier Silvio Berlusconi. Il fuorionda del presidente della Camera Gianfranco Fini, parole “rubate” durante uno scambio di opinioni col Procuratore capo di Pescara Nicola Trifuoggi, rischia di lasciare un segno profondo all’interno del governo.
“Lui (Berlusconi) confonde il consenso popolare che ovviamente ha, e che lo legittima a governare, con una sorta di immunità nei confronti di qualsiasi altra autorità di garanzia e controllo” – ha affermato Fini – “Io gliel’ho detto, confonde la leadership con la monarchia assoluta“.
La reazione del Primo Ministro è furiosa. Voci di corridoio riferiscono di un Berlusconi profondamente deluso e intenzionato ad andare fino in fondo: “Fini non rappresenta più il Pdl, ormai è lontano dal nostro mondo. Se ha dubbi morali su di me, si accomodi pure alla porta”. L’idea del Presidente del Consiglio sarebbe stata quella di scaricare da subito il suo principale alleato; proposito però smentito al termine di un vertice tra i massimi rappresentanti del Pdl, con Berlusconi collegato in viva-voce da Milano.
Nonostante il disappunto generale per le dichiarazioni del Presidente della Camera, la mediazione di vari esponenti di governo – tra cui il ministro La Russa – ha portato ad un parziale compromesso. In vista per Fini c’è un vero e proprio aut-aut: nel Pdl non c’è più posto per le posizioni che non corrispondono alle sue linee guida, quindi o arriveranno le sue scuse e il suo “rientro” nei binari, o potrebbe considerarsi escluso dal partito.
Daniele Ciprari