Zapatero dichiara guerra al P2P

emule_prisonDopo la notizia di ieri della decisione delle autorità cinesi di intervenire per chiudere i siti pornografici presenti nel paese (link), arriva oggi la notizia che in Spagna il premier Zapatero ha deciso di attuare un provvedimento simile contro tutti i siti che promuovono il peer-to-peer (comunemente chiamato P2P), vale a dire quel meccanismo di condivisione online di file di ogni genere che, spesso, finisce per coinvolgere soprattutto contenuti soggetti ai diritti d’autore, come film, brani musicali, programmi e videogiochi.

Il Governo, infatti, ha annunciato la creazione di un’apposita Commissione che avrà il compito di individuare e bloccare i siti in questione. Una simile legge era stata adotta la scorsa primavera in Francia per volere del governo Sarkozy: dopo essere stata respinta dal Parlamento una prima volta (fatto che non avveniva dal 1983), la legge è stata definitivamente approvata a maggio e prevede il taglio della connessione per tutti gli utenti che scaricheranno contenuti protetti da copyright. L’applicazione di questa legge, tra l’altro, porterà quindi ad uno strettissimo controllo da parte delle autorità dei contenuti che transitano sui computer di tutti i cittadini francesi.

Il progetto di legge di Zapatero, tuttavia, prevede di colpire solamente i siti che consentono il peer-to-peer e non gli utenti che ne usufruiscono. L’opposizione ha criticato l’iniziativa e El Pais ha titolato scrivendo che “Internet brucia“, per testimoniare l’enorme proliferare, in queste ore, di centinaia di web-iniziative contro il governo e il famigerato progetto di legge.
In giro per le città sono anche apparsi manifesti su cui campeggia la scritta “I diritti d’autore in nessun caso possono situarsi al di sopra dei diritti fondamentali del cittadino“.

Il presidente dell’Accademia del cinema spagnolo Alex de la Iglesia ha invitato i suoi colleghi coinvolti nel mercato dei diritti d’autore a “smettere di lamentarsi”, mentre Zapatero è parzialmente tornato sui suoi passi, affermando che “se c’é qualcosa da chiarire, sarà chiarito“.

Il movimento internazionale copyleft, che da anni si batte contro tutte le campagne politiche contro la condivisione P2P, ha critica la strada intrapresa dal governo spagnolo, tornando a mettere in discussione il “diritto di proprietà intellettuale“. Gli attivisti, infatti, sostengono che è inutile lamentarsi della riproduzione e della redistribuzione di una propria opera che si è scelto di rendere pubblica.

Le soluzioni? Abbassare i prezzi del mercato discografico e videoludico (chiedere 75€ per un videogame è al di fuori di qualunque logica morale ed economica) e capire che, comunque la si guardi, è difficile trovare un proprietario all’arte.

Mattia Nesti