Silvio Berlusconi è atteso oggi a Milano, per una manifestazione dei militanti del PdL in Piazza del Duomo, che sancirà l’apertura del tesseramento al nuovo partito, decisa con il congresso fondativo dello scorso marzo. Il premier, secondo le indiscrezioni degli organizzatori, consegnerà una delle prime tessere ufficiali al sindaco Letizia Moratti e annuncerà la ricandidatura alla presidenza della Regione di Formigoni.
“Domenica – ha dichiarato all’Adnkronos il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi – mi aspetto una grande manifestazione di affetto nei suoi confronti da parte della sua Milano. Un “Predellino 2″? Non penso che ne abbia bisogno”.
Eppure in molti si aspettano che Berlusconi tiri fuori dal cappello qualche colpo ad effetto dei suoi, come quello di due anni fa a San Babila quando, salendo sul predellino della sua Mercedes, annunciò lo scioglimento di Forza Italia per fondare il Popolo delle Libertà.
Allora Fini dichiarò con sdegno che si era ormai “alle comiche finali“, salvo ritrovarsi, nel giro di poco più di un anno, a sciogliere Alleanza Nazionale per entrare nel PdL. I motivi che, oggi, potrebbero indurre il premier ad usare la piazza per qualche annuncio clamoroso sono diversi: le manovre di Casini e della sinistra che pensano ad un fronte democratico anti Berlusconi in caso di elezioni anticipate, lo scontro frontale con il Quirinale e la magistratura, dopo le dichiarazioni di Bonn, e, all’interno del partito, la tensione con Fini con cui, ormai, il premier ha rotto tutti i ponti del dialogo.
Una tensione interna che si ripercuote inevitabilmente anche nei rapporti fra uomini di Berlusconi ed ex-aennini. Italo Bocchino, fedele braccio destro di Fini, ha chiesto al PdL un “chiarimento per rinegoziare il patto fondativo“, perché – ha aggiunto Bocchino – se il Presidente della Camera “fosse costretto a correre fuori dalla coalizione”, Berlusconi “non avrebbe la maggioranza almeno al Senato, e non potrebbe fare il premier“.
Parole dure, che minano alla base l’azione del Governo. Se da una parte, infatti, Fini e i suoi chiedono di scrivere un agenda politica che indichi la strada da seguire nei prossimi anni della legislatura, Berlusconi, consigliato dai fedelissimi come Giorgio Stracquadanio (lo stesso dell’idea flop del Si Berlusconi Day), vuole portare a termine il suo scontro personale contro il Quirinale, la magistratura e il Parlamento.
Per questo, in un ipotetico Predellino versione seconda, potrebbe annunciare le riforme, da fare naturalmente a colpi di maggioranza, che gli ronzano in testa da un pò: nuova composizione del Csm e della Consulta, separazione delle carriere dei giudici e modifica della Costituzione, per instaurare una Repubblica presidenziale che tolga di mezzo una volta per tutte il Parlamento, trasformando definitivamente la rappresentanza dei cittadini nelle istituzioni, concetto basilare in democrazia, in un inutile teatrino elettorale in stile americano.
Mattia Nesti