Berlusconi: dopo l’aggressione arriva la repressione

b1c1def8b10c2dcd36b1f0e57558c3c6Momenti come questi segnano inevitabilmente uno spartiacque nella storia di un Paese: mai era finito su tutti i giornali e i telegiornali il viso insanguinato del Presidente del Consiglio in carica. E mai come in questo momento l’ultima cosa da fare è nascondersi dietro una buona dose di inutile ipocrita retorica.
Sbagliano Bossi e gli uomini del premier a voler forzatamente ricondurre l’aggressione a motivazioni politiche, dato che la Digos e gli inquirenti hanno escluso, al momento, tale ipotesi, riconducendo il gesto di Tartaglia alle sue precarie condizioni mentali. “Non sono io. Io non sono nessuno” ha detto dopo l’arresto.

Sbaglia Di Pietro a dire che Berlusconi se le cerca perché, se anche fosse vero, avvalora così la tesi dell’aggressione politica che, al momento, è da escludere. E l’atteggiamento di Di Pietro è pericoloso perché fa leva, esattamente come Berlusconi, sulla “pancia” della gente, urlando ai lavoratori e agli studenti che “Berlusconi va mandato a casa”, come se il problema fosse la singola persona e non l’apparato di pensiero, condiviso da padroni, furbetti del quartierino, fascisti e figli di papà, che mette in mezzo a una strada senza diritti quei lavoratori e quegli studenti.
Come se davvero una statuetta in faccia al premier risolvesse i problemi del Paese. Ma si sa che è più facile urlare che doversi confrontare con l’incoerenza delle proprie azioni.

Sbagliano tutti coloro che chiedono con ipocrisia di “abbassare i toni dello scontro“. Da mesi, senza voler andare ad analizzare gli eventi degli anni scorsi, alcuni settori dello Stato e della società hanno messo in campo una terrificante lotta di classe che, per uscire dalla crisi economica, ha fatto salire la disoccupazione, ha messo su una strada a fondo chiuso la scuola pubblica, ha favorito la discrimazione razziale verso il diverso. Il conflitto sociale che si respira nel Paese non lo si attenua certo con qualche dichiarazione di circostanza

Sarebbe invece davvero pericoloso sottovalutare le dichiarazioni delle ultime ore degli esponenti del Governo che sembrano voler dar vita ad una repressione straordinaria. Il ministro La Russa è arrivato a chiedere di “bandire per legge le contestazioni dalle manifestazioni politiche dalle regole del gioco politico”.
Ma ai lavoratori, agli studenti, a chi è senza lavoro o senza casa, a chi si vede sopraffatto e sfruttato ogni giorno, delle “regole del gioco” non gliene frega niente. E se davvero il Governo pensa di sfruttare quanto accaduto per incrementare la militarizzazione del Paese, allora veramente sarebbe il momento di cominciare a preoccuparsi.

Mattia Nesti