Questo è stato reso possibile dalle normative emanate dopo la schiacciante vittoria del si al referendum popolare contro il finanziamento pubblico ai partiti del 1993, che vanno in “leggera” controtendenza con quanto espresso dal voto popolare. La corte ha dichiarato che “due sono state le normative che hanno fatto gonfiare il forziere statale in favore delle formazioni politiche: la legge del 2002 che ha elevato da 4 mila lire a 5 euro il contributo calcolato per ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali per le elezioni della Camera. A questo regalo si aggiunge quello della leggina che riconosce il versamento del rimborso anche quando la legislatura si interrompe in anticipo”
La classe politica ha, in pratica, fatto rientrare dalla finestra, ciò che i cittadini hanno fatto uscire con forza dalla porta. Infatti ha adottato la pratica dei lauti rimborsi elettorali per compensare la mancanza dei finanziamenti. Gli stessi magistrati contabili hanno dichiarato: quello che viene normativamente definito contributo per le spese elettorali è, in realtà, un vero e proprio finanziamento”.
Daniele Vacca