Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera allo schema di decreto legislativo sulla progressiva riduzione degli affollamenti pubblicitari orari per tutti i canali a pagamento, sia satellitari sia terrestri, che scenderanno dall’attuale 18% al 12% in tre anni. Lo si legge in una nota del Ministero dello Sviluppo economico, che chiarisce in tarda serata la decisione adottata oggi dal CdM.
Il provvedimento, che recepisce la nuova direttiva europea in materia di tv e di servizi audiovisivi, “verrà inviato alle commissioni parlamentari per il parere di competenza, è pienamente conforme con la disciplina comunitaria, sia nella parte in cui rende più flessibili le regole relative alle interruzioni sia per quanto concerne il mantenimento di un regime rigoroso a tutela dell’utente relativamente ai limiti di affollamento giornaliero e orario che non possono superare il limite del 20%”, dice la nota.
La riduzione del tetto pubblicitario non si porrebbe dunque in contrasto con la normativa comunitaria, in quanto è fatta salva da parte degli Stati membri dell’Unione europea l’introduzione di limiti più restrittivi. Il provvedimento, che riguarda tutti i canali a pagamento, sia quelli visibili sul satellitare che quelli sul digitale terrestre, prevede una riduzione progressiva dei limiti massimi di affollamento: 16% dal 2010, 14% dal 2011; e, a regime, 12% a decorrere dal 2012.
Regime differenziato per la tv a pagamento, ma del tutto conforme, spiega il ministero, al regime attuale che prevede una tripartizione per le soglie di affollamento: per la Rai sono del 12% orario e del 4% settimanale, le emittenti nazionali in chiaro del 18% orario e del 15% giornaliero e per le tv locali del 25% orario e giornaliero (fino al 40% se comprende forme di pubblicità diverse dagli spot). Tale schema di decreto, tra l’altro, puntualizza il ministero, è conforme alle richieste espresse dalla Fieg.
Si tratterebbe di un nuovo colpo basso a Sky? No, secondo il consigliere d’amministrazione Mediaset Gina Nieri, in quanto il provvedimento, chiarisce, “colpisce noi come Sky: non è che non risentiamo di questa misura perché siamo l’azienda del presidente del Consiglio” (Ansa).
Nel decreto in questione, inoltre, prevede anche una dichiarazione d’inizio attività per i siti, che offrono prevalentemente contenuti audiovisivi, disposizione che riguarderebbe anche You Tube e Rai.tv. Tra le novità anche l’inserimento del cosiddetto product placement, ossia il posizionamento di un marchio aziendale all’interno delle scene a scopi pubblicitari, pratica mutuata dal mondo del cinema e che verrebbe introdotta anche per le fiction televisive.
Loredana Spedicato