Sono quattro giorni che 4 lavoratori Yamaha di Gerno di Lesmo se ne stanno sul tetto della fabbrica per protesta. Giorno e notte passate a temperatre polari per protestare contro l\’azienda che non vuole metterli in cassa integrazione ma piuttosto liquidarli con un\’offerta ritenuta insoddisfacente.
I quattro operai hanno dormito in tende e sacchi a pelo ad una temperatura che ha toccato, nella notte appena trascorsa a Milano, i -10°C. Un freddo insostenibile, sopportato con strenua abnegazione, in nome di una protesta che si protrarrà anche durante le feste di Natale se sarà necessario. Gli operai ci tengono a far sapere alla dirigenza che sono attrezzati a dovere e che hanno i viveri sufficienti a resistere per un lungo periodo. I quattro sosno sostenuti da una settantina di colleghi che nel frattempo presidiano la fabbrica in modo permante con uno sciopero ad oltranza.
La protesta si somma a quelle che tanti altri stanno mettendo in piedi in questi giorni. Altri precari che salgono sui tetti perchè la loro situazione arrivi a sensibilizzare l\’opinione pubblica.
Sono al 25esimo giorno di protesta ad esempio anche i precari dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), asserragliati sul tetto della sede di Roma, in via Casalotti. Quaranta ragazzi, con thermos e sacchi a pelo per ripararsi dal freddo, rappresentano i 430 che in un anno sono stati lasciati a casa dall’ente. L’Ispra è stato istituito a giugno del 2008 dal Ministero dell’Ambiente attraverso la soppressione di tre enti (l’Apat-Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e i servizi Tecnici, l’Icram-Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare e l’Infs-Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica). Da allora la struttura è commissariata e i ricercatori e i tecnici precari, legati agli enti anche da dieci anni con contratti a termine, non sono stati più rinnovati.
St.C.