È partito stamattina al Tribunale di Potenza il processo sul caso \’Savoia Gate\’, che coinvolge sei imputati, tra cui Vittorio Emanuele di Savoia, accusati di associazione a delinquere. Nella prima udienza, al quale Vittorio Emanuele non ha partecipato, si è discusso delle questioni preliminari e il giudice Aldo Gubitosi ha disposto il rinvio dell\’udienza al primo febbraio 2010 per verificare l\’esatta ricezione delle notifiche ad alcuni imputati. Il procedimento tocca il mondo dei giochi in quanto le indagini, condotte nel 2006 dal pm Henry John Woodcock hanno rivelato l\’utilizzo di new slot scollegate alla rete dei Monopoli per evadere il fisco.
Gli altri cinque imputati sono Rocco Migliardi, Gian Nicolino Narducci, Achille De Luca, Nunzio Laganà e Ugo Bonazza: la questione preliminare (e quindi il rinvio a febbraio) ha riguardato proprio quest\’ultimo, in merito alla ricezione delle notifiche presso il suo legale, l\’avvocato Vincenzo Dresda. Vittorio Emanuele fu arrestato il 16 giugno 2006 e rimase nel carcere di Potenza fino al 23 giugno, quando fu trasferito agli arresti domiciliari, a Roma. Oggi Vittorio Emanuele non era presente alla prima udienza del processo che lo riguarda, «e per il momento – hanno spiegato i suoi legali, Francesco Murgia e Gianfranco Robilotta – non sappiamo dire se sarà presente alla prossima, o alle prossime udienze».
E per un Savoia Gate che arriva a processo, c\’è invece un\’altra inchiesta che volge verso l\’archiviazione. La procura della Repubblica di Reggio Calabria ha infatti chiesto l\’archiviazione per i 21 indagati dell\’inchiesta \’gioco d\’azzardo\’ che coinvolse, tra l\’altro, l\’ex sindaco di Campione d\’Italia Roberto Salmoiraghi, che finì nel fascicolo della Dia in quanto amministratore del Casinò dell\’enclave. L\’indagine ruotava proprio attorno al casinò e ai suoi più assidui frequentatori, come l\’ex sottosegretario al Tesoro Santino Pagano e il costruttore Salvatore Siracusano.
Secondo gli inquirenti calabresi, sarebbero stati entrambi collaboratori di Rosario Spadaro, titolare di un impero economico nelle Antille Olandesi e ideatore – secondo le ipotesi accusatorie – di una serie di lottizzazioni in Sicilia, in Polonia e a Campione, al fine di ripulire denaro incassato dalla criminalità organizzata. I magistrati di Messina chiesero l\’archiviazione dell\’inchiesta, respinta dai giudici, finché la Procura generale di Reggio non ne ottenne l\’avocazione, ottenendo dunque di riprendere le indagini che sfociarono nelle 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse nel maggio 2005.
Manuela Vegezio