Viareggio 1969, qual è la drammatica storia vera di Ermanno Lavorini, primo minore rapito in Italia?

Sono passati quasi 54 anni dal sequestro di Ermanno Lavorini, il primo minore italiano a essere rapito a Viareggio nel 1969.

Quando il 31 gennaio 1969 Ermanno Lavorini viene rapito a soli 12 anni, tutta l’Italia si trova a dover fare i conti con un altro tipo di crudeltà e cattiveria. Non era mai stato rapito un bambino prima e sembra assurdo, nel pieno del boom economico, un sequestro simile a dai danni di un minore. Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di ricostruire insieme la storia del piccolo Ermanno.

Ermanno Lavorini
Rapimento Ermanno Lavorini (NewNotizie)

Ci troviamo a Viareggio, una delle città più colorate e allegre durante il carnevale, ed Ermanno, che ha solo 12 anni, è figlio di una famiglia borghese e abbastanza benestante che possiede un negozio nel centro di Viareggio. La sera stessa della scomparsa del dodicenne, i rapitori chiamano la famiglia Lavorini per chiedere il riscatto. A quel punto però, le cose si complicano già dall’inizio.

Oltre al clamore mediatico che ha investito sin da subito il rapimento, gli inquirenti non hanno piste valide da seguire, solo ipotesi labili che non convincono abbastanza, fino al tragico epilogo un mese dopo il rapimento. Il cadavere di Ermanno, infatti, viene trovato un mese dopo sepolto nella sabbia della pineta di Marina di Vecchiano. Il bambino era morto il giorno stesso del rapimento.

A quel punto, proprio a causa del luogo in cui viene ritrovato il corpo, una pista viene battuta e seguita dalle forze dell’ordine. La Pineta di Viareggio se di giorno viene frequentata dai bambini, la sera diventa teatro della prostituzione maschile, motivo per cui tutti si convincono che il delitto sia a sfondo sessuale. Ma è davvero così?

La storia di Ermanno 54 anni dopo in tv per fare chiarezza su una (scomoda) verità

Il movente a sfondo sessuale, però, non convince il giornalista Marco Nozza che anzi crede sin da subito che la pista omosessuale sia stata architettata ad hoc per sviare le indagini. Così, inizia la caccia al mostro che avrebbe adescato e poi ucciso un bambino di soli 12 anni in cambio di favori di natura sessuale. Ci vorrà tanto tempo, però, prima che la verità emerga.

Subito dopo il ritrovamento del cadavere di Ermanno, infarti, Marco Baldisseri, all’epoca un ragazzo di 16 anni che frequentava la pineta per soldi, accusò pubblicamente diverse personalità dell’amministrazione cittadina del partito socialista di attirare appositamente in bambini nella pineta. Tuttavia, poco dopo, oltre a Michele Baldisseri, Rodolfo Della Latta e Andrea Benedetti, amici del sedicenne vennero coinvolti. Tutti e due, infatti, frequentavano la sede locale del Fronte Monarchico Giovanile guidato da Pietro Vangioni e di cui Baldisseri era il tesoriere.

Dopo questo primo importante collegamento con l’omicidio di Ermanno Lavorini l’associazione si sciolse, insospettendo così la polizia, ma non al punto da cambiare idea sul delitto avvenuto nell’ambiente omosessuale, tant’è che l’amministrazione comunale socialista è stata a più riprese messa alla gogna. Solo dopo tanto tempo si scopre, però, che i responsabili del rapimento e dell’uccisione sono da ricercare nel Fronte monarchico. Pietro Vangioni, infatti, aveva anche offerto la sua collaborazione ai carabinieri per depistare le indagini, ma poi ammise come era stato Marco Baldisseri a uccidere il bambino.

Dopo diversi gradi di giudizio, depistaggi e tentativi di insabbiamento, alla fine 8 anni dopo in appello, il 13 maggio 1977, la sentenza comminò 11 anni di carcere a Della Latta, 9 a Vangioni e 8 anni a Baldisseri. Confermata, in cassazione, il rapimento del piccolo Ermanno sarebbe avvenuto per finanziare il Fronte Monarchico.

Dopo 54 anni, però, si parla ancora del rapimento e dell’omicidio che scosse l’opinione pubblica. Sono tantissimi, infatti, gli interrogativi ancora aperti che stasera Rai 3 in prima serata con il docufilm “Viareggio 1969” cercherà di chiarire.

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