Grande Fratello: l’ipocrisia clericale della “squalifica per bestemmia”

Non è la prima volta che un concorrente di un qualche reality show viene squalificato per essersi lasciato ad andare ad una bestemmia, considerata, da tutti i regolamenti, reato imperdonabile e da punire senza esitazioni con l’allontanamento dalla casa, dalla fattoria o dall’isola di turno.
Per questo si parlerà del caso di Massimo Scattarella ma si potrebbe parlare di chiunque altro; il punto focale della questione, infatti, è la bestemmia e non il concorrente che la pronuncia.

Il Grande Fratello di quest’anno ha offerto, come sua consuetudine da ormai dieci anni, una serie di episodi degni della peggior televisione e, soprattutto, delle peggiori espressioni della specie umana.
Senza nessun intento moralistico basta ricordare gli episodi di violenza, verbale e fisica, contro le donne della casa, le tante risse sedate sull’orlo di una scazzottata generale e, in particolare, la costante dimostrazione, quasi fosse motivo di vanto, dell’ignoranza di alcuni concorrenti, catapultati poi nei principali salotti televisivi.

Questo è ciò che offre il Grande Fratello.
Ma andiamo oltre il reality show e parliamo anche della rete che lo ospita, di Canale 5.

Canale 5 è la rete in cui Daniela Santanché, pronta ad entrare nel Governo di Berlusconi, ha potuto dire in diretta tv, ospite di “Pomeriggio Cinque” di Barbara D’Urso, che “Maometto era un pedofilo”.
Il tutto non è stato certo punito con un’esclusione dal programma, al contrario all’esponente del “Movimento per l’Italia” è bastata la promessa di “non farlo più” per ritrovare il suo abituale spazio pomeridiano al fianco della D’Urso fin dal giorno successivo.

Se ne deduce che su Canale 5 è concesso insultare le donne, prendersi a spintoni, offrire a “Mai dire GF” esemplari spezzoni in cui si ascoltano più “bip” che parole, insultare l’Islam ma non farsi sfuggire una bestemmia, senza, tra l’altro, alcun intento offensivo nei confronti dei credenti presenti nella casa.

Ma può darsi che gli autori del programma si siano ispirati alla coerenza di Silvio Berlusconi e degli esponenti dell’allora opposizione che, al gran completo, parteciparono al “Family Day” voluto dalla Chiesa contro la mobilitazione dell’opinione pubblica per i diritti delle “coppie di fatto”, portandosi dietro mogli, ex-mogli e fidanzate.