Al fianco di Ciro Ferrara, esonerato oggi dalla dirigenza bianconera per essere sostituito da Alberto Zaccheroni, è sceso in campo, rilasciando una breve dichiarazione a “Repubblica”, anche Paolo Maldini.
“Sono allenatori giovani – ha detto l’ex capitano del Milan, parlando di Ferrara e Leonardo – e con una grande esperienza da calciatori. La differenza è che il Milan è stato vicino a Leonardo nel momento difficile e sono arrivati ottimi risultati. Un’esperienza alla Juventus è importante e sarà preziosa per Ciro se vorrà continuare a fare l’allenatore”.
La necessità di cambiare qualcosa, all’interno dell’ambiente della Juventus, era ormai evidente, tuttavia per diverse settimane, già dall’eliminazione in Champions per mano del Bayern Monaco, Ferrara ha continuato a sedere sulla panchina bianconera non perché la dirigenza avesse deciso di portare avanti con lui un determinato progetto, ma solo per il fatto che nessuno, proprio fra i dirigenti, sembrava avere l’autorevolezza necessaria a ridisegnare la strada del futuro della Juventus.
E, senza dubbio, non deve essere stato facile lavorare in tali condizioni.
Anche Mourinho, dopo la vittoria dell’Inter per 2-1 in Coppa Italia ieri sera, nel dopopartita aveva parlato della condizione in cui Ferrara si trovava ormai da diversi giorni.
“Se la societa’ decide di esonerarlo – aveva detto – ok, fa parte del nostro lavoro, ma mentre siamo in panchina meritiamo rispetto e Ferrara vive un momento in cui nessuno lo rispetta“.
Ferrara ha ufficialmente lanciato lo spogliatoio bianconero poche ore fa quando è uscito, visibilmente commosso, dal centro sportivo di Vinovo, dopo aver avuto un breve colloquio con i giocatori.
“Non ho nulla da vergognarmi. – aveva detto mercoledì – Quando mi comunicheranno qualcosa di diverso ne prenderò atto. Fino a quel momento mi comporterò con serietà, professionalità e rispetto di un ambiente e di una società che a me ha dato tanto e a cui ho dato tanto. […] Ogni scelta l’ho fatta così, e quindi alla mattina quando mi alzo mi guardo allo specchio e vado avanti. Anche se i risultati non mi danno ragione. Alla mattina mi chiedo cosa sia successo: nelle difficoltà ho fatto scelte con coscienza. Se mi fossi reso conto di avere un ambiente ostile, forse avrei pensato alle dimissioni, ma così non è”.