A scoprire questo, una ricerca effettuata da Betsey Stevenson e Adam Isen dell’università della Pennsylvania per l’associazione Council on Contemporary Families: ha preso in esame i dati sui matrimoni negli Usa dagli anni ’50 ad oggi. ‘ E curioso il motivo per il quale accingono allo studio sociale:
“Oggi non è inusuale che le nonne consiglino alle nipoti di lasciar perdere l’università e trovarsi un uomo – spiega l’autrice – e volevo dimostrare che questo non è solo un luogo comune”.
Le laureate sono molto più soddisfatte della vita nuziale rispetto alle colleghe e le indagini dimostrano che andando avanti con l’età è più alta la percentualità che si sposino le laureate che le ragazze senza titoli di studio. Ma perchè?
“Questo e’ dovuto non solo al fatto che si sposano più tardi – conferma Stevenson – ma anche dal tasso di divorzi, che è minore tra le laureate rispetto alle altre. Anche il tasso di felicità è maggiore per le prime, 67% contro il 60″
Per quanto riguarda l’Italia però ci sono delle differenze sostanziali nelle percentuali di matrimoni tra laureate e non; a spiegarlo è Rossella Palomba, ricercatrice dell’istituto di Ricerca sulla Popolazione e le Politiche Sociali del Cnr:
“la tendenza da noi è all”omogamià, cioé a sposare persone dello stesso livello culturale, ma da noi le donne sono il 57% dei laureati, quindi in numero maggiore degli uominì”.
Questo è visibile anche sui tassi di divorzio: come confermano i dati Istat il rapporto Separazioni-divorzi ha messo in luce che circa metà dei matrimoni che finiscono è fra laureati, una tendenza che negli ultimi 10 anni è in ascesa, anche se meno rispetto a quelli degli altri gruppi.
“Da noi le coppie culturalmente più elevate divorziano di più – conferma Palomba – riguardo all’attitudine al matrimonio però bisogna dire che non c’é nessuna differenza a seconda del titolo di studio“.
Fortunatamente in Italia il desiderio di sposarsi ancora non manca.
Ilaria Salzano