Save the Children, una “Onlus” attualmente sulla cresta dell’onda perchè fortemente impegnata ad Haiti nel salvataggio delle migliaia di bimbi rimasti senza casa e senza famiglia, pone una questione a prima vista superficiale, ma in realtà molto delicata.
Come punire un figlio? Da una ricerca svolta dalla stessa associazione, un genitore su quattro ricorre alle cosiddette “maniere forti”: seppur in forte calo rispetto al passato l’abitudine di utilizzare schiaffi e/o sculaccioni non è ancora persa, anche se non è comunque detto che debba per forza esserlo:
“Punizione corporale non significa niente. Quello che fa la differenza è il piano della colpa. Una punizione è una punizione a prescindere. Tutto dipende da quanto e come colpisce il piano emotivo. Uno schiaffo inserito nel giusto contesto non fa niente di male”. E’ questa l’opinione di Maria D’Alessio, preside della facoltà di Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma.
Save the Children però sembra pensarla un po’ diversamente :”mantenere disciplina e autorevolezza anche attraverso sistemi educativi non violenti”. In questo senso, la parola chiave è dialogo. Parlare con i figli sarebbe opera molto più costruttiva; confronto e non “botte”. E’ questo lo scopo di una campagna di sensibilizzazione proposta dall’associazione internazionale, campagna che però troverebbe d’accordo, se andasse in porto, una percentuale di genitori forse un po’ bassa. Questo perchè l’iniziativa avrebbe lo scopo di portare nel futuro ad una riforma normativa sulle punizioni corporali. Ed è fondamentalmente questo che i genitori temono, in una percentuale del 26% .Il motivo non sta tanto nel “voler sculacciare” ma più che altro nella paura di utilizzo discrezionale o peggio, casuale, della suddetta (eventuale) norma. D’accordo con una legge simile il 36%, può essere ci si aspettasse di più, ma a conti fatti non è poi così poco.
E’ infatti molto difficile esprimersi su un argomento del genere; il mestiere di essere figli va imparato e non è certo facile, ma molto più complesso è imparare ad essere genitori. In un mondo come quello di oggi, troppo veloce, troppo stressante, opprimente talvolta, riuscire a dare un’educazione concreta e sincera ad un bambino è un’operazione incredibilmente ardua. Che scappi un ceffone, se controllato, può anche starci, nel senso che può essere sbagliato, ma comprensibile.
Bisogna anche tenere presente che i bambini di adesso sono sottoposti a migliaia di stimoli provenienti da altrettante fonti e questo può confondere in modo talvolta molto profondo una mente in crescita come quella di un bimbo. A volte il genitore non ha la minima idea di cosa fare “di fronte all’onnipotenza della tv o di internet” e gli saltano i nervi.
La polemica “sculacciare o no” è quantomai attuale; recentemente l’Unione Europea ha provato a dare direttive concrete sul divieto di usare le mani sui bambini; la proposta è stata fatta nell’ambito della campagna contro la violenza sui minori. La posizione dell’Unione Europea può essere però discutibile: un conto è pestare a sangue un bimbo e chi lo fa dovrebbe essere condannato (almeno?) all’ergastolo , un conto è la “pacca sul popò” della mamma.
Ancor più recentemente una deputata francese ha proposto più o meno la stessa cosa: la proposta verteva sul vietare le punizioni corporali, tra cui le sculacciate ai bambini. In Inghilterra la protesta invece si svolse “al contrario”; furono i bambini, a scendere in piazza in manifestazione a protestare contro i metodi troppo severi utilizzati nel Regno Unito. Poveri genitori, in un modo o nell’altro, a ragione o a torto, a “prenderle” alla fine sono sempre loro.
A.S.