La giornata di oggi, per la politica del centrosinistra, segna un punto di svolta importante: Antonio Di Pietro, padre padrone dell’Italia dei Valori, ha deciso che il suo partito debba scrollarsi di dosso l’etichetta dell’opposizione del no per costruire, insieme alle altre forze del centrosinistra, un’alternativa di Governo a Berlusconi.
Una posizione sacrosanta, dettata, probabilmente, anche dai sondaggi che mostrano, ovunque, un’Italia dei Valori in calo, alle elezioni regionali, rispetto al risultato “di protesta” ottenuto in occasione delle Europee dello scorso giugno.
Ieri l’ex pm di Mani Pulite era arrivato ad augurarsi che, un giorno non molto lontano, l’Idv potesse confluire all’interno del Partito Democratico.
Un invito all’unità, quello di Di Pietro, accolto con entusiasmo dall’intero centrosinistra; Bersani, applaudito dalla platea, ha apprezzato il “passo in avanti” fatto dall’Idv, così come Vendola e Diliberto che, a nome della Federazione della Sinistra, ha spiegato che è un “bene lo spirito unitario, e anche l’impianto di governo che implica le alleanze”.
Fin dalla vigilia, d’altronde, gran parte dei dirigenti dell’Idv avevano chiarito l’intenzione di voler tornare a parlare di alleanze, soprattutto con il Partito Democratico, assumendo un profilo di partito di governo, abbandonando quell’opposizione urlata e superficiale ereditata dalle prime apparizioni nelle piazze che, allora, erano di Beppe Grillo.
Anche, a ben guardare, il partito di Di Pietro non ha mai smesso di essere indissolubilmente legato al Partito Democratico, con Veltroni prima, ai tempi delle elezioni politiche del 2008, e con Bersani adesso.
Lo testimonia il fatto che, in tutte le regioni in cui si andrà il voto, eccezion fatta per la Calabria di De Magistris, l’Italia dei Valori fin dal primo momento ha chiuso le alleanze con il Partito Democratico senza preoccuparsi dei programmi o delle candidatura.
Ed è questo, probabilmente, il vero nodo che, fino ad oggi, questo congresso non è apparso in grado di sciogliere.
Per l’Italia dei Valori il centrosinistra dove deve andare? E, soprattutto, dove vuole andare l’Italia dei Valori?
Ai tempi dell’ultima esperienza di governo del centrosinistra (Prodi 2006-2008), la formazione di Di Pietro era ancora un “cespuglio” elettoralmente poco influente e, per questo, potè uscire pulita da quel biennio che ha distrutto gran parte del centrosinistra.
Tuttavia quell’esperienza ha lasciato un insegnamento con cui Di Pietro sembra non voler fare i conti: battere Berlusconi senza aver delineato chiaramente quale sia l’alternativa rischia di riconsegnare il Paese in mano alle destre per i successivi dieci anni.
Con l’idea che per battere Berlusconi vada bene qualsiasi cosa, anche l’Udc, l’Idv sembra riproporre quell’impostazione propria dell’antiberlusconismo che, fra il 2005 e il 2006, portò a creare una coalizione di centrosinistra che voleva tenere dentro soggetti, come Mastella e Dini, che con l’alternativa non avevano niente a che vedere. Si è visto come è andata a finire.
Vedremo, a distanza di qualche mese, se Di Pietro riuscirà a dare un profilo chiaro ad un partito in cui, oggi, si contrappone una linea nazionale di slogan di “alternativa”, contradditori con quanto viene votato dall’Idv nel Parlamento Italiano e Europeo, ad una realtà territoriale che vede, spesso, alla guida del partito tutto ciò di ex che è alla ricerca di una poltrona: ex-comunisti, ex-democristiani, ex-movimentisti e chi più ne ha più ne metta.