La cornea è la porzione anteriore della tonaca fibrosa dell’occhio, consta di cinque strati successivi e la sua funzione è quella di permettere il passaggio della luce alle strutture interne dell’occhio.
Secondo quanto spiegato dal ministero della Salute, il trapianto di cornea tecnicamente definito cheratoplastica, è un intervento finalizzato alla sostituzione della porzione anteriore dell’occhio, che avviene attraverso l’immissione di una lente convessa dello spessore di circa 1mm, capace di far convergere insieme al cristallino, i raggi luminosi sulla retina, affinchè si riacquisti la corretta messa a fuoco delle immagini.
L’intervento è usato per varie patologie corneali, di natura infiammatoria/infettiva, traumatica o su base ereditaria, che se non curate possono portare anche alla cecità.
Dagli Stati Uniti arriva una novità a sostituzione della cheratoprotesi, che in alcuni casi risulta fallimentare, soprattutto se l’occhio è stato compromesso da un ustione o causticazione oppure se il paziente ha subito più trapianti.
La Harvard Medical School ha creato una cornea artificiale in materiale sintetico, che sarebbe in grado di non opacizzare nel tempo ed ovviare ai gradi di cecità a cui andrebbe incontro il paziente.
“Negli ultimi decenni il trapianto di cornea è diventato un intervento con una elevata percentuale di successo grazie ai progressi delle tecniche chirurgiche e delle terapie post operatorie. Tuttavia vi sono casi in cui un trapianto tradizionale non basta”, spiega Aldo Fronterrè, oculista di Milano e Pavia, specialista in Chirurgia Corneale, e pioniere della tecnica in Italia.
Per ovviare alla cecità l’unica via è il trapianto corneale grazie alla donazione di una persona deceduta. Ma il ministero della Salute italiano spiega, che le liste d’attesa per un trapianto di questo genere sono lunghe, a causa della carenza di donatori, “Secondo le proiezioni dei dati per l’anno 2002, fornite dal Centro Nazionale Trapianti (CNT), in Italia sono stati eseguiti circa 5.500 interventi di cheratoplastica”.
Spiega Fonterrè che per malattie congenite come le opacità corneali pediatriche, aniridia, cheratite erpetica, esiti cicatriziali, bisogna trovare nuovi percorsi, poiché il trapianto tradizionale in questi pazienti non da certezza di riacquistare la vista.
La protesi è costituita in polimetilmetacrilato, un materiale sintetico trasparente estremamente tollerabile, la tecnica “Boston Keratoprothesis” consiste nella sostituzione della cornea del paziente con una protesi in titanio e polimetilmetacrilato, inserita nell’occhio insieme a una lente a contatto.
L’intervento ha la durata di circa un’ora, in anestesia locale e viene eseguito in day-hospital. Già oltre 2 mila pazienti hanno affrontato l’intervento con successo.
Giulia Di Trinca