Raúl liberalizza i barbieri: è davvero una svolta per Cuba?

D’ora in poi i barbieri di Cuba potranno tagliare i capelli ai loro clienti e farsi pagare pochi pesos. Questo è il nuovo piccolo passo nella liberalizzazione del regime cubano di Raùl Castro. Ne ha dato l’annuncio il presidente stesso, al potere dal 2008, e cioè da quando il fratello Lìder Màximo Fidel si è ritirato per problemi di salute. Raùl Castro ha fatto sapere, inoltre, che la liberalizzazione vale anche per i saloni di bellezza, purché abbiano meno di tre poltrone per le loro ospiti.

Dei piccoli passi verso la liberalizzazione del regime cubano sono stati effettuati proprio dal momento in cui Fidel Castro, croce e delizia per il popolo cubano, ha rinunciato al potere a favore del fratello Raùl. Si è liberalizzato (parzialmente) l’acquisto dei cellulari (480 mila su 11,4 milioni di abitanti), i computer (anche se resta impossibile collegarsi ad internet) e l’accesso agli hotel (prima riservati esclusivamente agli stranieri); la terra incolta, inoltre, è stata distribuita tra i cittadini, lasciando loro parte degli utili ricavati.

Nonostante questi, benché minimi, miglioramenti, è bene sottolineare che Cuba sta passando dei tempi davvero difficili. Si parla, infatti, di una crescita limitata, soltanto dell’1,4% nel 2009 contro l’1,7% previsto, mentre per il 2010 il pil dovrebbe aumentare soltanto dell’1,9%. Per di più uno dei principali problemi del sistema cubano è la mancanza di liquidità, dovuta anche alla riduzione del prezzo del nikel. Le importazioni, inoltre, in seguito alla crisi economica mondiale, si sono ridotte del ben 37%.

Un ennesima spina nel fianco dello stato cubano è da ricondurre all’embargo Usa, “el bloqueo”, decretato nel ’62 ed ancora vigente (nonostante 184 Paesi su 192 membri dell’Onu ne hanno chiesto la fine). Si tratta di un embargo commerciale, economico e finanziario, imposto dagli Stati Uniti contro Cuba all’indomani della Rivoluzione castrista. Secondo una stima del ministro degli esteri, Felipe Pérez Roque, le perdite provocate dal blocco, dal ’62 ad oggi, sono state pari a 83 miliardi di dollari ed ha aggiunto che l’isolamento sancito dagli Usa è “il principale ostacolo per il benessere dei cubani”.

Nemmeno l’avvento del presidente americano Obama ha cambiato più di tanto i rapporti con lo stato cubano (il presidente Usa ha concesso le telefonate da Miami, dove si è rifugiata la maggior parte dell’opposizione cubana e ha permesso i viaggi dei cubani residenti negli Stati Uniti nell’isola.

La “Revoluciòn” non ha, poi, contribuito affatto a portare un po’ di benessere. Lo stipendio medio è di 19 dollari e le pensioni minime di 9 dollari. Persiste, poi, dal ’62 il cosiddetto “tesserino di razionamento”, secondo il quale si procurano alla popolazione alimenti gratuiti. A partire dal luglio scorso, però, sono diminuite le razioni di frojoles (i fagioli, l’alimento base per la popolazione cubana) e il sale, mentre sono state cancellate le patate e i piselli.

La popolazione cubana, dunque, non potrà sicuramente godere di uno stile di vita appagante, né di salari elevati o varietà di cibo gratuito, ma perlomeno d’ora in poi i barbieri potranno liberamente tagliare i capelli ai loro clienti.

Rosa Ricchiuti