Che il problema del sovraffollamento degli istituti penitenziari nel nostro Paese rappresenti una vera e propria emergenza, è cosa nota a tutti. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso della conferenza stampa convocata ieri a seguito del Consiglio dei ministri, ha ribadito l’importanza di studiare una soluzione al problema che permetta di tamponare il disagio dei tanti detenuti costretti a vivere in condizioni precarie all’interno delle carceri.
”Stiamo pensando – ha iniziato il premier – a un decreto legge per dare un regime di detenzione domiciliare a coloro a cui manca soltanto un anno di carcere. Queste persone non avrebbero alcun interesse a sottrarsi a questa misura, perché – ha precisato Berlusconi – se scappassero vedrebbero raddoppiato questo periodo e sarebbero riportati negli istituti di pena”.
”Oggi purtroppo – ha continuato il presidente del Consiglio – abbiamo un’eccedenza delle persone detenute rispetto al numero dei posti; una situazione che ha portato anche a interruzioni della vita, a casi di suicidio, sono già una ventina, l’ultimo – ha ricordati il premier – è avvenuto ieri (due giorni fa per chi legge, ndr)”.
La decretazione d’urgenza, ipotizzata dall’esecutivo, scaturisce dalla necessità di “aumentare la capacità delle nostre prigioni per dare a tutti coloro ai quali viene limitata la libertà, condizioni di vita civili, dignità e nessun pericolo per ciò che riguarda la propria salute“.
L’idea illustrata ieri dal premier nel corso della conferenza stampa ha incrociato il gradimento di Rita Bernardini, deputata radicale eletta nel Pd e membro della commissione Giustizia. “Se c’è una materia in cui la misura della decretazione d’urgenza si giustifica – ha rimarcato – è proprio quella della drammatica situazione delle carceri”.
Disco verde anche da parte del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria). “Ci sembrano importanti e condivisibili le parole dette oggi dal presidente del Consiglio per affrontare l’emergenza carceri – ha dichiarato il segretario generale, Donato Capece – Come primo Sindacato della Polizia penitenziaria da tempo sosteniamo anche la necessità che i 25mila detenuti stranieri presenti nelle carceri italiane – ha continuato il sindacalista – scontino la pena nelle carceri del proprio Paese d’origine. Diciamo al presidente del Consiglio e al ministro della Giustizia Alfano di perseguire nella strada di una riforma del sistema penale che renda stabili le detenzioni dei soggetti pericolosi, affidando a misure alternative al carcere la punibilità dei fatti che – ha concluso Capece – non manifestano pericolosità sociale”.
Maria Saporito