I Carabinieri del commando provinciale di Palermo hanno sequestrato beni, per un valore complessivo che supera i 6 milioni di euro, riconducibili all’imprenditore Francesco Ferranti. Arrestato nel 2007 nell’ambito di un’inchiesta antimafia che accertò le sue “vicinanze” con la famiglia mafiosa di Carini, Ferranti venne accusato e poi condannato – insieme ad altri esponenti della criminalità locale, tra cui il boss Gaspare Di Maggio, reggente della cosca di Cinisi – di associazione mafiosa finalizzata alla commissione di omicidi, narcotraffico, estorsioni, controllo di appalti e forniture per opere pubbliche e impiego di denaro d’illecita provenienza.
Il “tesoro” dell’imprenditore in odore di mafia comprendeva imprese e società edili, oltre ad abitazioni e vasti appezzamenti terrieri. Più precisamente, la Sezione Misure di Prevenzione presso il Tribunale di Palermo, in concordanza con i risultati investigativi centrati dai Carabinieri del Comando provinciale, ha riconosciuto in Francesco Ferranti un socio di fatto di esponenti di spicco di “Cosa Nostra” a Carini come Calogero Giovan Battista Passalacqua e il figlio Giuseppe.
Da qui la decisione di procedere con il sequestro dei suoi beni: l‘impresa individuale “Ferranti Francesco”, operante nel settore agricolo, con relativo complesso dei beni aziendali, con sede a Carini; la quota pari al 50% della società “Opus Immobiliare S.R.L.” (attiva nel settore immobiliare); le società edili “Torre S.R.L.”, con sede a Carini e “Ferranti Costruzioni S.R.L. Unipersonale”, con sede a Foligno (Pg). E ancora: due ville a Carini; un’abitazione di tipo popolare; 14 appezzamenti di terreno, una multiproprietà a Vedelago (Tv) e 4 rapporti bancari. Un vero e proprio “impero” che l’imprenditore aveva messo su grazie ai fruttuosi “rapporti” stretti con la mafia locale.
Maria Saporito