In questi ultimi giorni le attenzioni intorno alla Fiat si sono concentrate sul nuovo piano industriale 2010-2014. Ma le strategie aziendali in Italia della casa automobilistica torinese sono strettamente collegate al destino di due stabilimenti: Termini Imerese e Pomigliano D’Arco.
Il ministero dello Sviluppo economico si sta muovendo, in collaborazione con le istituzioni regionali, per trovare la migliore soluzione possibile per le due aree industriali. Per quanto riguarda Termini Imerese, è ormai certo che nel 2011 cesserà la produzione della auto Fiat e l’obiettivo è quello di individuare nuovi investitori. A tal proposito una squadra composta da Giuseppe Tripoli, capo dipartimento per l’impresa, Andrea Bianchi, d.g. per la politica industriale e Giampiero Castano, responsabile delle crisi d’impresa, sta lavorando con l’aiuto di Invitalia per analizzare le offerte migliori.
Nel valutare i possibili piani industriali divengono di fondamentale importanza le garanzie occupazionali e le previsioni d’ investimento. Sul piatto ci sono 450 milioni di risorse pubbliche disponibili: 390 messi a disposizione dalla Regione Sicilia e gli altri 100 derivanti da un vecchio contratto di programma Fiat. Fino ad ora, tra i possibili investitori ci sono il finanziere Cimino con l’indiana Reva, l’imprenditore Rossignolo con la De Tomaso e la Hong Kong Taihe. Quest’ultimo progetto prevede l’impegno da parte del Gruppo automobilistico cinese Faw di acquistare 70 mila vetture all’anno da assemblare, con motori italiani e scocche provenienti dalla Cina, nello stabilimento di Termini Imerese e vendere poi il prodotto finito sui mercati orientali.
Tutti i possibili candidati del settore automotive non sembrano però in grado di poter investire in prima persona e dare un ruolo di primo piano al polo di Termini Imerese. Altri progetti in attesa di valutazione riguarderebbero anche il settore manifatturiero, quello della ricerca e sviluppo, il settore agricolo e quello degli audiovisivi. Novità clamorose in arrivo non sembrano all’orizzonte.
Il destino di Pomigliano d’Arco sembra invece definito e meno complicato: verrà riconvertito per ospitare la produzione della Panda.
Stefano Valigi