Marocco:libertà di stampa e scarcerazione di un blogger

Bashir Hazzam

A due mesi dalla sua liberazione, il giovane blogger marocchino Bashir Hazzam, arrestato ingiustamente nei primi giorni del dicembre scorso a Tarhjicht, un piccolo paese a sud del Marocco, rilascia un’intervista toccante a Globalvoices on-line, dove spiega la sua situazione attuale, e quella della libertà di stampa in Marocco.

A motivo dell’imprigionamento c’erano una dichiarazione  e un video da lui diffusi tramite il suo blog, in testimonianza dei fatti avvenuti nella sua città durante una manifestazione di studenti, duramente sedata dalle autorità.

Nel suo post il blogger, oltre il video che documenta i fatti, aveva pubblicato la nota di un comitato, costituitosi per richiedere la liberazione immediata degli studenti ingiustamente arrestati durante la manifestazione. La nota condannava l’atteggiamento delle autorità, ritenuto “un trattamento duro e barbarico”.

Il giorno seguente alla pubblicazione del post, Bashir viene arrestato insieme ad un altro blogger e al proprietario di un internet café, dove usavano bazzicare altri blogger. Le accuse che gli sono state mosse dalle autorità sono state quelle di “pubblicare informazioni false e dannose per l’immagine del paese”.

Bashir è stato poi liberato solo grazie alle continue pressioni delle organizzazioni per i diritti umani e ad altri attivisti e sostenitori dei blogger.

L’intervista di Globalvoices rivela i tratti caratteriali di Bashir: giovane studente che ha aperto il suo blog solo nel 2007, lasciando trapelare il ritratto di una persona che intende semplicemente esprimere le proprie opinioni nel più dovuto rispetto della legge marocchina. Ne riportiamo alcuni frammenti:

“Ho scoperto il mondo dei blog quando ero studente: seguendo una serie di blog, ho capito che la gente li usava per diffondere facilmente le proprie idee, senza controlli e senza costi. L’idea mi è piaciuta così tanto che, dopo una breve ricerca, ho finito per creare il mio blog personale sulla piattaforma araba Maktoob. Ho deciso di chiamarlo Al-Bushra (La Buona Novella). Il mio primo post era intitolato: ‘Promesse elettorali: fatti o finzione'”.

Quanto alle accuse delle polizia, Bashir risponde: “Sono completamente in disaccordo con la versione ufficiale dei fatti perché la dichiarazione [pubblicata sul mio blog] non usa alcun termine che potrebbe danneggiare la reputazione o gli interessi del Paese. E chiunque voglia prendere in esame il contenuto della dichiarazione potrà confermare che è totalmente innocua e che non esprime nessuna offesa alla reputazione del Paese” a ciò lo studente aggiunge anche di aver subito un processo non equo.

Globalvoices gli domanda un suo punto di vista sulla scelta del governo di scarcerarlo, Bashir conferma due ipotesi: una semplice “retromarcia” del governo che avrebbe potuto riconoscere i propri errori, ma anche la possibilità che la sua liberazione sia dovuta ad una scelta diplomatica, operata per evitare il compromettersi delle relazioni pubbliche e internazionali.

Il blogger, per la sua liberazione, ha espresso profonda gratitudine alle “campagne di solidarietà condotte dai blogger in Marocco e all’estero, guidati dalla Moroccan Association of Bloggers, e ampiamente sostenuta da organizzazioni per i diritti umani nazionali e internazionali, in particolare da Reporter senza frontiere e Freedom House.”

L’intervista pone anche un’attenta riflessione del giovane sullo stato della libertà di stampa in cui verte il Marocco:

“La libertà di espressione nel nostro Paese sta precipitando ed è in costante deterioramento. Le cifre riportate dalle organizzazioni internazionali sostengono questa tesi, ponendo il Marocco tra i Paesi con la più bassa considerazione per la libertà di espressione. La realtà stessa alimenta questa percezione, con il susseguirsi di arresti e processi di molti blogger, giornalisti, attivisti per i diritti umani ed esponenti dell’opposizione, perseguitati solo a causa delle loro opinioni. Per quanto riguarda la libertà su Internet, lo Stato vuole imporre sempre di più il suo controllo sulle attività online. Ciò è apparso evidente dopo gli attacchi subiti dai blogger e l’ultimo arresto, un paio di settimane fa, del web designer Abdellatif Ouiass, creatore del sito web “The World’s Best Head of State”, anche se da allora è stato rilasciato su cauzione.Ciò dimostra chiaramente come le mani e gli occhi dei servizi segreti marocchini intendano ora estendersi a Internet.”

Andrea G. Cammarata