Il cinema ricorda il G8 di Genova del 2001

Inizieranno entro un anno le riprese di “Diaz“, film diretto da Daniele Vicari la cui sceneggiatura, scritta dallo stesso regista e da Laura Paolucci, ricorderà i fatti gravissimi avvenuti a Genova in occasione del G8 del 2001. Un contributo importante alla realizzazione della pellicola e in particolare alla narrazione dei fatti sarà data da Simona Mammano, agente di polizia e autrice del libro “Assalto alla Diaz”.

Il titolo è ancora provvisorio e in effetti manca ancora sia una data di uscita del film nelle sale sia quella in cui inizieranno le riprese. Vicari si dichiara però fiducioso: “La sceneggiatura e’ pronta,  e il cast sara’ internazionale, con attori francesi,inglesi, tedeschi, perche’ tra i 93 ragazzi nella scuola, 70 erano stranieri”. Il produttore del film sarà Domenico Procacci, che dopo Gomorra sembra essere intenzionato a valorizzare di nuovo il cinema italiano neorealista (o perlomeno erede del Neorealismo che fu), sempre avvalendosi della casa di distribuzione Fandango.
Il soggetto del film riguarda dunque il tragico evento, “riconosciuto dal tribunale”, come ci tiene a sottolineare  il famoso produttore, del 21 luglio 2001, quando trecento agenti di polizia – e settanta agenti del VII nucleo sperimentale di Roma – assaltarono la scuola Diaz e l’adiacente scuola Pascoli dove si erano riuniti per trascorrere la notte ( in pochi autorizzati, ma data la forte pioggia di quei giorni molti campeggi erano stati evacuati) un centinaio di ragazzi e molti giornalisti anche stranieri, che ancora addormentati e disarmati vennero picchiati ed arrestati. Uno tra questi restò in coma per due giorni dopo l’attacco delle nostre forze armate. Forse è per questo che fino ad oggi non era stato dato a Daniele Vicari il via libera per le riprese: fortunatamente sembra che almeno alcuni eventi così recenti della nostra storia nazionale non passino sotto silenzio, ma che anzi venga finalmente riconosciuta a quelli che hanno subito danni fisici e psicologici quella sera almeno la dignità di non aver fatto niente.

Rossella Mazzanti