Greenpeace: arriva la classifica “Rompiscatole”

Il confronto con il settore in Italia è iniziato più di un anno fa, la classifica è stata lanciata solo tre mesi fa, ma qualche passo in avanti si inizia ad intravedere. Stiamo parlando di Greenpeace, della sua battaglia sulla sostenibilità ambientale nel settore del tonno in scatola e della classifica delle “buone e cattive” aziende in materia di scelta dell’origine del tonno e soprattutto del metodo di pesca.

Come si può leggere sul sito internet dell’iniziativa: “il tonno in scatola è la conserva ittica più venduta sul mercato mondiale, ma l’industria del tonno al momento non può esser considerata sostenibile. Come si può leggere nel rapporto “Tonno in trappola” la pesca al tonno minaccia le risorse sovrasfruttando gli stock di tonno e catturando esemplari immaturi e danneggia l’ecosistema marino causando ogni anno la morte di migliaia di squali, tartarughe marine e altre specie. L’Italia è uno dei più importanti mercati mondiali per il tonno in scatola e il secondo più grande produttore in Europa. Per questo abbiamo lanciato un’indagine sulla sostenibilità delle scatolette di tonno vendute nel nostro Paese, inviando un questionario a punti a ben 14 aziende che coprono più dell’80% del mercato nazionale. La ‘classifica rompiscatole’ si basa sui risultati della nostra indagine e vuole spingere le imprese verso una maggiore sostenibilità e orientare i consumatori ad acquisti più responsabili”.

Alcuni esempi degni di nota: un passo avanti per AsdoMar che si merita il primo posto in classifica grazie alla sua ulteriore prova trasparenza. E’ infatti uno dei pochi che utilizza in parte dei propri prodotti il tonnetto striato, specie considerata in buono stato a differenza del pinna gialla, pescato con metodi sostenibili quali la lenza e l’amo. Da sottolineare anche la decisone di Esselunga di non comprare tonno trasbordato in mare, una pratica che favorisce molto spesso attività illegali. Callipo, invece, è “il primo a decidere di utilizzare nella propria produzione non più del 25% di tonno pescato con sistemi di aggregazione per pesci o FAD, i quali causano la cattura accidentale di tartarughe, squali ed esemplari immaturi di tonno”.

Migliorano anche Consorcio e Riomare (che copre più del 30% del mercato) mentre restano in fondo alla classifica Nostromo e tonno Mare Aperto. Nonostante i passi in avanti la strada per avere sul mercato un prodotto totalmente sostenibile è ancora lunga. Come ricorda Greenpeace infatti “dei quattordici marchi in classifica ben dieci continuano a rimanere ‘in rosso’, e nessuno raggiunge la fascia ‘verde’”.

di Roberto D’Amico