Si è conclusa ieri la raccolta firme proposta dalla Cgil di Roma per dire “no” alla fotosegnalazione dei rom voluta dal Comune capitolino. Una schedatura, corredata di fotografia, attraverso la quale l’amministrazione Alemanno intende governare il presunto caos nei campi nomadi delle periferie della Capitale, ma che per il sindacato rappresenta invece l’ultimo risultato di una politica xenofoba e razzista che, negli ultimi due anni, ha compromesso l’integrazione degli stranieri nella città.
Ai firmatari è stato chiesto di farsi fotografare, così da arricchire il contenuto di una maxi cornice, allestita in segno di protesta contro la schedatura paventata dal Comune. L’iniziativa, battezzata “Io ci metto la faccia”, si è svolto in piazza Santi Apostoli. “All’inizio della propria campagna elettorale per l’elezione a sindaco di Roma – si legge in una nota consegnata ieri dalla Cgil alla stampa – Gianni Alemanno ha iniziato da subito a fare del tema rom uno dei principali tratti distintivi della sua impronta nella città”.
“Le prime dichiarazioni stampa e i manifesti che hanno riempito Roma – continua la nota – parlavano con una certa disinvoltura di 20 mila rom da cacciare e di una città assediata in ogni angolo da campi rom. Eletto sindaco ha provveduto a concordare con il governo Berlusconi la dichiarazione di emergenza per la presenza dei rom anche nella nostra regione con la relativa legislazione. Sono stati ordinati i censimenti nei campi autorizzati dal Comune e in tutti gli insediamenti abusivi, alla fine dei quali la presenza dei rom nella nostra città – si precisa nel testo della Cgil – è risultata essere di 7.100 persone. Un dato significativamente lontano da quello che poteva far pensare la campagna del sindaco della cacciata dei 20 mila”.
“A due anni di distanza dalla sua elezione e pur disponendo di dati concreti – si legge ancora nella nota consegnata ai giornalisti – l’approccio di Alemanno alla questione rom è continuato ad essere squisitamente ideologico. Sulla base di idee e di propagande elettorali si è voluto impostare l’azione di governo in senso assolutamente contrastante con la precedente esperienza che, seppure in mille contraddizioni, tentava un processo di integrazione”.
Di segno inverso le dichiarazioni rilasciate ieri dal delegato comunale per la Sicurezza, Giorgio Ciardi, che ha definito la proposta relativa alla fotoschedatura dei rom “una prassi necessaria all’amministrazione per conoscere i dati anagrafici di chi ospitiamo in città”. “Il fotosegnalamento – ha continuato Ciardi – consente di individuare le diverse appartenenze delle comunità rom, le fasce di età e tutti quegli elementi necessari per attuare reali politiche di sicurezza e integrazione, mai attuate dalle passate amministrazioni comunali”.
Per questo motivo, ha aggiunto Ciardi in riferimento alla mobilitazione promossa dalla Cgil, ritengo “strumentale questo tipo di polemica, inutile e lesiva di un serio lavoro che il Prefetto, in qualità di commissario straordinario per l’emergenza nomadi, e il Comune di Roma, in qualità di soggetto attuatore, stanno portando avanti con grande serenità e determinazione. Nell’interesse – ha concluso – dei romani e delle stesse comunità rom”.
Maria Saporito