L’Onu promuove la Libia nel Consiglio per i Diritti Umani

Il dittatore libico Muhammar Gheddafi

Alcuni potrebbero pensare che si tratti di una barzelletta, o di un enorme burla mediatica alla Orson Welles. Invece è tutto vero: nella riunione di ieri l’assemblea dell’Onu ha eletto 13 paesi per il Consiglio della Protezione dei Diritti Umani, e tra questi paesi c’è anche la Libia di “sua maestà” Mu’ammar Gheddafi.

La notizia ha destato scalpore, scatenando le proteste di numerose associazioni non Governative che da anni difendono i Diritti Umani e che a lungo si sono ritrovate a lottare proprio contro il governo di Tripoli. Ben trentasette di queste organizzazioni hanno chiesto ai 192 stati membri dell’Onu di non accogliere la richiesta della Libia di far parte del Consiglio per i Diritti Umani, ma la candidatura di Tripoli è passata lo stesso con ben 155 voti a favore ricevuti nell’Assemblea Generale dell’Onu.

Ma perché tanto accanimento contro Gheddafi e soci? La risposta non è difficile, basterebbe chiedere alle persone giuste. Basterebbe chiedere ad esempio a Abdel Nasser Rabasi, scrittore imprigionato nel 2003 con l’accusa di essere avverso al regime e all’artefice della rivoluzione (il Colonnello Gheddafi, ovviamente); basterebbe anche chiedere a Max Goeldi, ingegnere elvetico imprigionato  senza motivazioni ufficiali (e tuttora in carcere) durante la crisi diplomatica tra Libia e Svizzera.

Chi preferisse le risposte in coro, invece, potrebbe rivolgersi alle migliaia di immigrati che dalla Somalia, il Sudan e l’Eritrea approdano ogni anno in Libia. Nei confortevoli campi di detenzione libici sono stati testimoniati numerosi casi di stupri nei confronti delle donne e numeroso casi di vessazioni e violenze fisiche ai danni degli uomini. Questo prima di essere rivenduti – il più delle volte – a intermediari sfruttatori che ne fanno merce di scambio da spedire nei paesi ricchi. Italia compresa.

Alla luce di queste e molte altre cose sembra difficile comprendere la decisione dell’Onu. Forse, tuttavia, è proprio per mettere la Libia in una scomoda e contraddittoria posizione che molti paesi hanno votato a favore della sua inclusione nel Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. La discresia tra l’essere un paese a regime dittatoriale, che regolarmente calpesta i più basilari diritti umani, e l’essere un paese impegnato nel monitoraggio delle violazioni ai dirittu umani potrebbe portare ad una svolta della politica di Gheddafi sotto quest’aspetto. Dopotutto, come sempre, la speranza è l’ultima a morire.

Roberto Del Bove