Bp: “progressi nel contenimento del petrolio”, ma gli animali continuano a pagarne il conto

Mentre i tentacoli di greggio continuano ad estendersi a tutto il Golfo del Messico ed il petrolio si deposita sui fondali, una speranza di arginare il disastro si fa pian piano strada. L’ultimo tentativo della British Petroleum di aspirare il greggio con un ‘siringone’ introdotto nel braccio flessibile della piattaforma petrolifera sembra funzionare. Gli ingegneri hanno pompato in superficie una considerevole quantità di petrolio e gas naturali.

Fonti della compagnia riferiscono che al secondo tentativo il sistema del cosiddetto tubo-siringa inserito ad oltre 1.500 metri di profondità sta “funzionando estremamente bene”, come ha riferito Wells, vicepresidente della azienda petrolifera responsabile del disastro. La Bp ha annunciato che “oltre a pompare in superficie il greggio”, tenterà di “iniettare fanghi pesanti nella falla per bloccarla permanentemente entro 7-10 giorni”. In questo momento, ha aggiunto un portavoce, la siringa sta pompando ‘parte’ del flusso che fuoriesce dal pozzo e il dispositivo sta «funzionando come previsto”.

La Bp, comunque, continua ad operare con prudenza per evitare quello che è successo nella notte tra sabato e domenica. La siringa, infatti, staccatasi dal tubo flessibile del pozzo, ha riversato in mare diversi barili di petrolio. Per ottenere dei risultati significativi bisognerà attendere diversi giorni o, addirittura, settimane.

Intanto cresce la pressione dei politici e l’indignazione dell’opinione pubblica per i lenti progressi nel fermare un disastro ambientale. Alcuni ricercatori, inoltre, sostengono che il greggio che veleggia sulle acque del Golfo del Messico è solo una minima parte di tutto quello che invece si è depositato sul fondale. “C’è una allarmante quantità di petrolio sul fondo a paragone di quello che vediamo in superficie”, ha spiegato Samantha Joye, dell’università della Georgia.

Il presidente Usa Barack Obama è stato durissimo nei giorni scorsi con le compagnie petrolifere coinvolte nella massiccia perdita di greggio nel Golfo del Messico per lo “spettacolo ridicolo” nel rimpallarsi la responsabilità dell’incidente.

In tutto ciò, solo nello scorso week-end,  sono state ritrovate sulle spiagge del Mississippi, tra Bay St. Louis e Biloxi, una ventina di tartarughe marine morte. Secondo gli esperti del centro per lo studio dei mammiferi marini di Gulfport, le tartarughe non avevano la carcassa coperta di petrolio, ma potrebbero esser morte per avere ingerito pesci contaminati.

Crostacei, molluschi e pesci muoiono per l’alta tossicità sia degli idrocarburi sia dei solventi utilizzati per la dispersione. Per quanto riguarda gli uccelli, per pulirsi il piumaggio ingeriscono il petrolio che provoca gravi alterazioni agli organi interni.

Ci vorranno da un minimo di 10 anni fino anche a un massimo di 30 o addirittura 50 anni perché sia ripristinata la vivibilità di questo ecosistema.

“Quando l’ultimo fiume sarà inquinato, l’ultimo albero sarà abbattuto, l’ultimo animale sarà ucciso, solo allora capirete che il denaro non si può mangiare” (Profezia Creek).

Rosa Ricchiuti