
Si può mettere il bavaglio ad una delle più grandi menti del Novecento? Ovviamente no, anzi: si rischia l’effetto boomerang. E Israele lo sta imparando a proprie spese. Il linguista, politologo e filosofo americano Noam Chomsky era stato invitato a tenere una conferenza a Ramallah, in Cisgiordania, presso l’università palestinese di Bir Zeit, ma le autorità israeliane nei giorni scorsi avevano vietato il suo ingresso nei Territori palestinesi. Chomsky infatti era stato fermato dalle autorità israeliane, che lo avevano “rispedito” negli Stati Uniti insieme alla figlia e ai tre accompagnatori.
Giunto al valico del ponte di Allenby, il confine con la Giordania, una funzionaria del ministero degli Interni, che in un primo momento aveva avviato le procedure d’ingresso, avrebbe deciso di rispedire indietro Chomsky e il suo intero seguito quando ha capito – secondo alcune versioni da verificare – che la conferenza non era in programma a Tel Aviv, bensì in territorio palestinese.
L’ipotesi di Chomsky è leggermente diversa: viste le sue note critiche alle politiche di Israele e Stati Uniti, il noto intellettuale americano – peraltro di origine ebrea – ha affermato che in realtà “al governo israeliano non piacciono le cose che dico”. Inoltre il problema, stando sempre alle sue parole, è che Chomsky avrebbe dovuto “parlare all’ Universita’ di Bir Zeit e non anche in una università israeliana”.
Va da sé che il Governo israeliano – data la grande eco che questo episodio ha avuto sui giornali di tutto il mondo – ha voluto coprirsi le spalle, precisando in una nota del Ministero degli Interni che si è trattato di un “malinteso”, scaricando di fatto la responsabilità prima sul funzionario doganale in servizio e poi sull’esercito, che avrebbe la giurisdizione sui transiti in Cisgiordania.
A conti fatti, comunque, il problema sembra essere risolto, anche se è stato necessario ricorrere ad uno stratagemma. Chomsky terrà infatti in video da Amman (in Giordania) la sua conferenza per l’università di Bir Zeit, aggirando così gli ostacoli burocratici imposti dal governo israeliano. Ma risuonano ancora con un’eco fortissima le sue parole di critica al governo di Tel Aviv: “Negare l’ingresso a qualcuno – ha tuonato Chomsky – perché deve tenere una lezione a Ramallah e non a Tel Aviv è qualcosa che può accadere, forse, solo in un paese stalinista”. Ed è tutto dire.
Roberto Del Bove