
La questione sul programma nucleare iraniano è una delle più spinose attualmente in circolazione. La diplomazia mondiale è completamente divisa su quale strada intraprendere: punire l’Iran con delle sanzioni internazionali (a causa della sua volontà di procedere autonomamente all’arricchimento dell’uranio) o imboccare la strada della trattativa diplomatica? La prima soluzione – meno accomodante e dettata più dalla paura – è quella caldeggiata dagli Stati Uniti; la seconda – più accomodante, ma non senza qualche rischio – è invece quella per cui spingono Brasile e Turchia.
L’amministrazione Obama ha presentato martedì la bozza di risoluzione per nuove sanzioni all’Iran, che ha trovato il consenso di tutti i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, incluso Cina e Russia. Dall’altro lato, invece, lunedì scorso Iran, Brasile e Turchia hanno firmato un accordo trilaterale per lo scambio di combustibile nucleare. Questo è il motivo principale per cui il presidente brasiliano Inàcio Lula e il Primo Ministro turco Tayyip Erdogan hanno chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di respingere la proposta di nuove sanzioni contro Teheran presentata dagli Stati Uniti.
Saputo ciò, il presidente Usa Barack Obama ha raggiunto telefonicamente Erdogan per discutere della questione. Secondo la nota resa pubblica dalla Casa Bianca Obama ha ribadito a Erdogan la volontà di Washington di proseguire sulla strada delle sanzioni internazionali in seno all’Onu, aggiungendo che le ultime mosse di Teheran non “creano fiducia”. Si legge inoltre nella nota che “Il presidente ha sottolineato che la comunità internazionale teme ancora il programma nucleare iraniano”.
Di fatto l’accordo tra Iran, Brasile e Turchia – non ancora trasmesso all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) – non ha diminuito le preoccupazioni della comunità internazionale, dato che non affronta la questione relativa agli effettivi scopi dei programmi nucleari iraniani. Scopi che a detta del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad sarebbero solamente energetici, mentre a detta di Stati Uniti e altri paesi occidentali potrebbero nascondere – dietro la cortina di non trasparenza del regime di Teheran – pericolosi intenti militari. Intanto, però, i paesi dell’Occidente non sembrano dare il buon esempio, rifiutandosi di smantellare le testate nucleari in loro possesso. Solo gli Stati Uniti ne hanno recentemente dichiarate – per bocca di Hillary Clinton – più di cinquemila.
R. D. B.