Gli attivisti di Greenpeace scalano la sede della BP a Londra

Erano le prime ore dell’alba di ieri mattina quando alcuni attivisti hanno spiegato sopra l’ingresso dell’edificio della British Petroleum, a Londra, una bandiera con il simbolo verde della multinazionale imbrattato da una grossa macchia di petrolio e la scritta BP “British Polluter”. Una protesta pacifica, proprio nel giorno di riunione del Cda della compagnia petrolifera. Prima ancora che gli impiegati iniziassero ad arrivare, gli attivisti di Greenpeace si sono arrampicati su un piccolo balcone sopra l’entrata principale dove hanno posizionato la loro bandiera al posto di quella della multinazionale. Quando poi la sede ha aperto, altri attivisti, si sono piazzati all’entrata laterale con un identico messaggio per ricevere i rappresentanti dell’esecutivo.

Nella giornata di ieri era infatti atteso l’arrivo a Londra del direttore esecutivo della BP, Tony Hayward. Qulla di ieri è stata la sua prima visita presso la sede centrale nel Regno Unito dal giorno del disastro e il motivo era un Consiglio d’amministrazione con oggetto appunto lo sversamento di petrolio nel Golfo del Messico.

Secondo l’organizzione non governativa: “Il disastro del Golfo del Messico può essere fatto risalire a decisioni che sono state prese in questo edificio. Sotto la direzione di Tony Hayward, BP si è assunta il rischio di pompare petrolio da posti sempre più remoti, tagliando investimenti per l’energia pulita, l’unica in grado di ridurre la dipendenza del mondo dal petrolio e sconfiggere i cambiamenti climatici. A marzo, in una sua presentazione, proprio il direttore esecutivo Hayward dichiarò che nel corso del 2010 BP aveva intenzione di investire 19 miliardi di dollari in petrolio e gas ma meno di un miliardo di dollari in tecnologie alternative”.

Il consiglio di amministrazione di BP arriva inoltre proprio nei giorni in cui si è diffusa la notizia dell’arrivo della marea nera fin sulle coste della Louisiana, a New Orleans. Secondo Greenpeace se  non vengono intraprese subito azioni decise e la BP non cambia la proprie politiche è certo che questo approccio porterà purtroppo ad ulteriori e nuovi disastri.

di Roberto D’Amico