Da circa 24 ore gli internauti pakistani non hanno più accesso al social network Facebook e al più frequentato sito del mondo per condivisione video, YouTube. Il governo di Islamabad ha deciso di oscurare i popolari website in seguito ad una sentenza dell’Alta Corte di Lahore che li ha condannati per aver pubblicato vignette blasfeme su Maometto.
Su ordine dei giudici, dunque, l’Autorità delle Telecomunicazioni , non essendo riuscita nell’impresa di persuadere i due siti internet a rimuovere il “materiale sacrilego”, ha deciso di bloccare il social network e il sito di video sharing. La decisione dell’Alta Corte è stata sollecitata da una petizione presentata dal Movimento degli avvocati islamici.
Mercoledì, il tribunale di Lahore ha dichiarato “blasfemo” un concorso lanciato su Facebook il 22 aprile scorso, in cui si invitavano gli internauti a pubblicare online caricature su Maometto. Il link considerato sacrilego era già stato bloccato in precedenza dai fornitori di servizi internet, ma alcune delle illustrazioni satiriche erano state caricate su YouTube.
Wahaj-us-Siraj, amministratore delegato del provider Nayatel, ha detto che l’Autorità delle Telecomunicazioni ha emesso un’ordinanza ieri sera richiedendo il blocco “immediato” di YouTube. “Era una direttiva pesante perché ci hanno chiesto di farlo velocemente, riferendolo subito dopo a loro”, ha detto a Reuters.
L’Apt del Pakistan ha indicato anche, attraverso una nota, di aver bloccato oltre 450 link contenenti materiali del genere. Hanno subito limitazioni anche l’accesso a Wikipedia e al sito per la condivisione di foto Flickr.
Non è la prima volta che succede. Nel 2005, , la pubblicazione in Danimarca di vignette sul profeta Maometto provocò in Pakistan un’ondata di proteste che costò la vita a cinquanta persone. Nel 2007, a causa della pubblicazione di alcuni video definiti “contrari all’Islam”, YouTube fu bloccato nel paese musulmano per circa un anno. Nel febbraio del 2008, last but not least, le autorità pachistane, volendo bloccare l’accesso al sito di video sharing nello Stato (nuovamente a causa di pubblicazione di materiale considerato offensivo nei confronti dell’Islam), hanno erroneamente mandando in tilt la pagina web a livello globale.
Rosa Ricchiuti