A un anno dal secondo episodio della trilogia “Millennium”, arriva nelle sale cinematografiche il terzo e ultimo capitolo della saga, “La regina dei castelli di carta”. Nelle puntate precedenti l’avevamo vista perseguitata dal suo tutore, il losco avvocato Bjurman, e da suo padre Alexander Zalachenko, alias Alex Bodin, e suo fratello, il raggelante e pericolosissimo Sonny Nieminen, che hanno cercato di ucciderla arrivando addirittura a seppellirla viva. Ma la giovane hacker Lisbeth Salander, 27 anni, alta solo un metro e cinquanta, è ancora viva.
“La regina dei castelli di carta” vede la protagonista Lisbeth Salander immobilizzata nel letto di un ospedale per un colpo di pistola che le ha trapassato la testa, sparato da suo padre, la spia sovietica Zalachenko. Se le autorità e l’opinione pubblica credessero alle sue accuse contro i servizi di sicurezza e se il giornalista Mikael Blomkvist pubblicasse il suo articolo di denuncia contro la cospirazione che vide Lisbeth rinchiusa in manicomio a soli dodici anni da funzionari dello stato, pur di proteggere uno squilibrato assassino, l’intero sistema dei Servizi segreti svedese, la sezione speciale Säpo, il governo e la Svezia sarebbero sull’orlo del collasso, una crisi paragonabile forse ai momenti più bui della Guerra Fredda.
Il film, nelle sale a partire da questo week end, è ispirato ad uno dei più clamorosi casi editoriali degli ultimi tempi, un thriller che descrive le conseguenze del un sistema malato della società di oggi, e che sicuramente non deluderà tutti i fan dei suoi precedenti episodi, ormai affezionatissimi ai suoi protagonisti.
Giulia Floris
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