Nella 15° edizione dell’Eco guida ai prodotti elettronici stilata dall’organizzazione ambientalista Greenpeace, Dell, Samsung e Toshiba precipitano in classifica per non aver ripulito, come avevano promesso, la loro catena produttiva dalla plastica in PVC e dai ritardanti di fiamma a base di bromo. Queste sostanze contaminano l’ambiente e l’uomo durante tutto il ciclo di vita: dalla produzione, all’impiego fino al loro smaltimento finale. Alternative più sicure esistono: è possibile fin da subito sostituire questi composti pericolosi. Lo smaltimento dei rifiuti elettronici e l’impiego di sostanze chimiche pericolose nella produzione di prodotti tecnologici come personal computer e cellulari rappresentano una vera e propria emergenza ambientale ed è un argomento che le società, soprattutto se multinazionali, non posso ne sottovalutare ne tanto meno ignorare del tutto.
In un momento come questo, in cui i temi della sostenibilità, della biodiversità e dello smaltimento dei rifiuti sono all’ordine del giorno tanto nei consigli di amministrazione delle società quanto nelle riunioni dei governi di tutto il mondo, non si possono tollerare passi indietro. Aziende come Apple, Hp e due brand indiani, HCL e Wipro, stanno già eliminando le sostanze più pericolose: eliminare i veleni dall’high-tech è una pratica possibile e a costi competitivi.
Sony Ericsson, HP e Acer hanno compiuto ulteriori passi avanti e hanno fatto sentire il proprio peso per influenzare il processo di revisione della Direttiva RoHS (Restriction of Hazardous Substances in electronics). Queste aziende chiedono che la Direttiva proibisca l’uso del PVC e di tutti i ritardanti di fiamma bromurati nei prodotti tecnologici.
È incoraggiante vedere come diverse aziende multinazionali, che nel complesso detengono la quasi totalità del mercato, sostengano, in linea con le richieste di Greenpeace e di tante altre organizzazioni non governative che da anni si battono per la tutela dell’ambiente, l’urgente bisogno di una legislazione in grado di rimuovere completamente queste sostanze altamente pericolose.
di Roberto D’Amico