Legambiente presenta il dossier “Ecoprofughi 2010”

Nel 2050 potrebbero divenire oltre 200 milioni, ma già oggi secondo le stime sono almeno 50 milioni le persone costrette all’esodo forzato a causa dei cambiamenti climatici. Sono i profughi ambientali, i nuovi migranti che lasciano le proprie terre a causa della desertificazione e della siccità, lo scioglimento dei ghiacciai e la crescita dei livelli del mare, gli eventi meteorologici estremi come alluvioni e uragani fino alle guerre per il controllo delle materie prime. 

E’ questo il profilo dell’emergenza umanitaria denunciata oggi da Legambiente nel dossier “Profughi ambientali”. A presentarlo nella giornata di ieri, nel corso di Terra Futura 2010 a Firenze, erano presenti Maurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente, Raffaella Bolini responsabile Attività Internazionali dell’Arci, Giuseppe De Marzo, portavoce dell’associazione A Sud.

Secondo il dossier di Legambiente “se fino a qualche anno fa erano le guerre la principale causa delle emigrazioni di massa, a rappresentare il principale fattore determinante oggi è il riscaldamento globale. Basta pensare che nel 2008 a fronte dei 4,6 i milioni di profughi in fuga da guerre e violenze, sono state 20 milioni le persone costrette a spostarsi temporaneamente o definitivamente in seguito a eventi meteorologici estremi. E il fenomeno che già nel 1990 riguardava 25 milioni di persone sembra destinato ancora ad aumentare. Solo tra il 2005 e il 2007 l’agenzia dell’ONU ha risposto a una media annua di 276 emergenze in 92 Paesi, oltre la metà delle quali causate da calamità, il 30% da conflitti e il 19% da emergenze sanitarie. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e l’International Organization for Migration (IOM) entro il 2050 si raggiungeranno, infatti, i 200/250 milioni di persone coinvolte (una ogni 45 nel mondo), con una media di 6 milioni di uomini e donne costretti ogni anno a lasciare i propri territori”.

“Nonostante l’emergenza umanitaria ormai evidente a livello internazionale, dal punto di vista giuridico i profughi ambientali non esistono, non essendo stati riconosciuti come “rifugiati” dalla Convenzione di Ginevra del 1951, né dal suo Protocollo supplementare del 1967 – denuncia Maurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente – La soluzione del problema dei nuovi migranti  necessariamente passa dunque per il riconoscimento del  loro diritto a godere del sistema di protezione internazionale accordato a profughi e richiedenti asilo”.