Sono ormai passati quaranta giorni da quando una pittaforma petrolifera di proprietà della British Petroleum affondò nel Golfo del Messico provocando uno dei maggiori disastri ecologici della storia. Una immenso flusso di petrolio che i tecnici e gli esperti al lavoro non riescono ad bloccare nonostante gli innumerevoli strumenti a disposizione. Sembrà però che qualcuno dovrà pagare per il disastro, nello specifico la stessa British Petroleum sulla quale pende una probabile incriminazione giudiziaria per non aver rispettato le norme di sicurezza.
Secondo quanto pubblicato dal Los Angeles Times, infatti, una squadra di investigatori e di magistrati del Dipartimento di Giustizia Americana starebbero lavorando a un’incriminazione penale del colosso petrolifero. Gli uomini del Dipartimento, nel corso delle ultime tre settimane, avrebbero lavorato in Luisiana per raccogliere eventuali prove della colpevolezza della British. Secondo il quotidiano si tratta di un “passo preliminare standard” per determinare se si possa arrivare a un’indagine federale formale. Afferma, inoltre, che questa “si preannuncia come una delle azioni investigative più importanti dell’amministrazione Obama”
L’inchiesta giudiziaria è guidata dai viceministri della Giustizia, Ignazio Moreno, responsabile per l’ambiente e le risorse naturali, e Tony West, responsabile della divisione di protezione civile del ministero della Giustizia. I due avrebbero diffidato i dirigenti della Bp e della Transocean (la società proprietaria della piattaforma affondata) dal distruggere eventuali documenti e registrazioni.