Stop all’esportazione di rifiuti nucleari dalla Francia alla Russia

Dagli anni ’80 a oggi si batte portando avanti numerose azioni di protesta e denunce per chiedere l’immediato blocco delle esportazioni di scorie nucleari in Russia. Stiamo parlando di Greenpeace e del suo storico appello che finalmente ha avuto effetti reali. Proprio così:  la multinazionale francese del nucleare Areva sta per bloccare l’esportazione delle sue scorie in Russia. I russi infatti, nonostante il contratto che li lega con Areva scadrà solo nel 2014, hanno deciso di sospendere la collaborazione che dura dal 1972.

Per cercare di limitare i danni Areva oggi cerca di far credere che lo stop era già stato deciso da molto tempo. “Né Areva né la società nucleare russa Rosatom – come si può leggere sul sito dell’organizzazione non governativa – hanno, però, chiarito le ragioni della cessazione anticipata di questo traffico ingiustificabile di scorie che si è svolto tranquillamente per molti, troppi anni”.

“Secondo i dati del governo russo – come spiega Greenpeace nella sua denuncia  tra il 2006 e il 2009 sono state inviate in Russia ben 32.000 tonnellate di materiali radioattivi e ne sono state rispedite solo 3.090 dalla Russia alla Francia. L’esportazione di rifiuti nucleari in Russia è illegale: non solo viola la legge russa di protezione dell’ambiente del 1989, che proibisce l’importazione di scorie nucleari, ma anche la direttiva europea del 2006, che regola la sorveglianza e il controllo dei trasporti di rifiuti radioattivi e di combustibile nucleare irraggiato”.

“La direttiva europea – concludono gli attivisti di Greenpeace  prevede che chi spedisce all’estero i rifiuti nucleari debba assicurarsi delle condizioni in cui i rifiuti vengono gestiti nei Paesi destinatari. Al momento né Areva né l’azienda elettrica EDF, e neanche le stesse autorità di sicurezza nucleare francesi (ASN) sono in condizioni di misurare le condizioni di sicurezza in Russia, come confermato dalla stessa ASN. Proprio per questo motivo abbiamo denunciato alla Commissione europea che queste esportazioni violano una direttiva europea”.

di Roberto D’Amico