L’estremo saluto a Dennis Hopper, ultima stella del Sunset Boulevard

“Consideravano me e Peter Fonda due scemi drogati. Allora abbiamo deciso di farcelo da soli, un film di moto”. In questa frase c’è tutta la vita e la figura di Dennis Hopper: appassionato di motociclette, personaggio sempre borderline, eclettico, sfrontato, spigoloso, ma dotato al contempo di un talento e di una determinazione indiscutibili. Così era agli inizi e così è stato sempre, fino alla fine, fino all’ultimo respiro. Quel respiro che è venuto a mancare ieri, nella sua casa di Los Angeles, lasciando il vuoto che solo un personaggio capace di attraversare in maniera silenziosa – ma vigorosa – gli ultimi cinquant’anni del cinema può lasciare.

Un uomo che ha conosciuto e collaborato con i più grandi miti del cinema contemporaneo, da James Dean a Peter Fonda e Jack Nicholson, da Marlon Brando a John Wayne, da Nicholas Ray a Francis Ford Coppola passando per Roger Corman. Un uomo ruvido, che quegli stessi miti spesso riusciva a sfatarli con delle dichiarazioni lapidarie quanto emblematiche: James Dean era un “un altro lagnoso psicoanalizzato”; John Wayne “un pazzo, mi dava del comunista perché facevo film in cooperativa con la troupe. Ma che talento aveva”.

Non da meno erano le sue invettive contro la grande Babilonia del cinema, l’amata/odiata Hollywood: “Dovrebbe sprofondare, essere distrutta e arsa, crollare in un terremoto, venire risucchiata dalle sabbie mobili: come Babilonia, come Sodoma e Gomorra, come tutto il cinema industriale quattrinaio e insincero”. Era così, Hopper: prendere o lasciare. Hollywood l’aveva capito e aveva deciso di tributargli, dopo tanti anni, l’onore di una stella sul Sunset Boulevard lo scorso marzo. Nonostante tutte le sue critiche al sistema, onorato in fondo dell’onoreficenza, Hopper aveva accettato, a suggello ultimo e trionfante di una carriera sempre in bilico tra il centro del ciclone e i margini del ritiro.

Attore sì, ma non solo: regista, pittore e fotografo di grande talento, Hopper rimarrà per sempre nella memoria del grande pubblico come il baffone di “Easy Rider”, il fotografo allucinato di “Apocalypse Now”, il compagno di bagordi di James Dean in “Gioventù bruciata”, il cowboy del rivoluzionario “Johnny Guitar”, il giocatore di basket alcoolizzato di “Colpo vincente”. Ognuno di noi ha il suo personale Dennis Hopper che – lo si voglia o no – non morirà mai.

R. D. B.