Roma, 1 giugno. Gli aspiranti genitori non possono scegliere l’etnia del minore da adottare. Una simile preferenza potrebbe mettere in discussione la capacità stessa della coppia “razzista” a candidarsi per l’adozione in generale. È quanto ha deciso la Cassazione in una sentenza depositata oggi.
Una coppia siciliana aveva espresso la preferenza di adottare solo bambini di razza europea, ma, secondo quanto è stato deciso dalla Cassazione, gli aspiranti genitori non possono scegliere il colore della pelle del bambino da adottare. Si tratta di una preferenza discriminatoria e razzista e chi pone come limite la provenienza del bimbo, non può rivestire il ruolo di genitore.
Un articolo della Costituzione, l’articolo 3, si fonda proprio sull’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, che si applica anche a tutela degli stranieri, e secondo il principio di diritto della Suprema Corte “il decreto di idoneità all’adozione pronunciato dal tribunale per i minorenni ai sensi dell’art. 30 della legge n. 184 del 1983 e successive modifiche non può essere emesso sulla base dei riferimenti alla etnia dei minori adottandi, né può contenere indicazioni relative a tale etnia. Ove tali discriminazioni siano espresse dalla coppia di richiedenti, esse vanno apprezzate dal giudice di merito nel quadro della valutazione della idoneità degli stessi alla adozione internazionale”.
La Cassazione, inoltre, ritiene opportuna una formazione adeguata per le coppie che richiedono la possibilità di adottare un bambino in modo che acquisiscano “una più profonda consapevolezza del carattere solidaristico, e non egoistico, della scelta dell’adozione e prevenire opzioni di impronta discriminatoria”.
Un sostegno psicologico, poi, può aiutare quelle coppie che rifiutano un bambino “diverso” per paura di fenomeni di xenofobia che potrebbero ostacolare l’integrazione del minore nell’ambiente sociale.
La Cassazione, dunque, non ammette preferenze per “determinate caratteristiche genetiche” in quanto i bambini, che non hanno un passato facile, hanno bisogno di genitori con “peculiari doti di sensibilità” e non certamente con preferenze discriminatorie.
Simona Leo