
L’Afghanistan continua la sua lotta interna per ristabilire la pace nel suo Paese, continuamente in lotta interna, afflitto da gravi problemi di giustizia.
A tal proposito è stata indetta una Conferenza di pace o jirga, spesso relativa alla gente di Pashtun, gruppo iraniano etno-linguistico che prevalentemente ha sede in Afghanistan, ma questa volta la situazione riguarda tutto il Paese.
1.600 delegati ed invitati, tranne la parte talebana, hanno preso parte a questa jirga e ascoltando il presidente afghano Hamid Karzai che si è mostrato aperto al dialogo con il popolo talebano.
Karzai chiede ai cugini talebani, all’inizio nome usato per diversificare la popolazione dagli studenti di origine coranica e ora semplicemente indicante i fondamentalisti anche in Pakistan, di mostrare un atteggiamento volto a ristabilire la pace nel territorio.
Si è aggiunto a questa richiesta nella conferenza di Kabul Qiamuddin Kashaf, il capo del consiglio degli ulema (dotti musulmani di scienze religiose) e vicepresidente della jirga, sostenendo che il dialogo è l’unica via d’uscita e ha esortato tutti i coinvolti alla guerra di cessare l’inutile bagno di sangue.
Il processo di pace ha già avuto una prima bozza documentaristica che prevede 16 articoli non vincolanti che aprono il dialogo di fatto con i talebani chiedendo di abbassare le armi e finire la guerra.
Di cattivo auspicio però il mancato invito alla Conferenza di una rappresentativa talebana che per salutare l’inizio della tre giorni di pace ha lanciato dei razzi su Kabul.
Continua Kashaf sostenendo che per ristabilire la pace l’Afghanistan deve far partire l’idea di sistemazione, ma deve essere supportata a livello internazionale. Fuori dal territorio si deve istituire una commissione potente o shura, volta al riottenimento della democraticità dell’Islam.
Karzai intanto leggendo il documento che potrebbe portare ad un dialogo di pace, ha sostenuto che tal documento sia accettabile, equo e completo.
di Andrea Bandolin