Annozero torna a settembre. Berlusconi e Masi non ci stanno

Ieri pomeriggio, in un’infuocata conferenza stampa convocata per denunciare il mobbing subito dall’azienda e il “ponziopilatismo” dei vertici Rai e del Partito Democratico, Michele Santoro si era rivolto direttamente al presidente dell’azienda Paolo Garimberti, il quale, su sollecitazione anche di alcuni consiglieri del CdA fra cui Rizzo Nervo, era intervenuto in serata per annunciare in prima persona, “mettendoci la faccia” come lui stesso ha spiegato, che “non e’ il momento di interrompere Annozero”.

Un intervente sufficiente a far risotterrare l’ascia di guerra a Santoro, pronto a ricominciare con lo spazio di informazione su RaiDue già il prossimo settembre e far pensare i più ad una positiva conclusione della vicenda.
Conclusione che, invece, sembra ancora lontana dopo l’entrata in campo del direttore generale della Rai Mauro Masi, pronto a dare battaglia contro la riapertura autunnale di Annozero, al fine di designare in prima persona i palinsensti della prossima stagione.
“La mia battaglia non finisce qui. – ha detto ai cronisti avviandosi a partecipare ad un consiglio di amministrazione che si annuncia lunghissimo – Con Santoro ho un contratto firmato, per Ruffini non è affatto scontato il reintegro a Raitre. E sui palinsesti decido io“.

Se Mario Valducci, Presidente dei Club della Libertà, si affida all’ironia per stemperare la tensione interna al partito del premier, dicendosi favorevole al rientro di Santoro capace di “convincere i cittadini a sostenere il Governo”, l’atteggiamento di Masi, quello che per telefono definiva le pressioni di Berlusconi sull’azienda pubblica “roba che neanche lo Zimbawe”, lasciano trasparire il momento di estrema difficoltà della destra che già si prospettava di liberarsi del conduttore di Annozero e, adesso, vede tornarsi in azienda anche l’ex direttore di RaiTre Ruffini, da sempre sostenitore degli spazi affidati a Fazio, Report e a Serena Dandini.

Al punto che, secondo le indiscrezioni emerse sulla riunione dei vertici del Popolo delle Libertà tenutasi questa mattina a Palazzo Grazioli, il Presidente del Consiglio sarebbe andato su tutte le furie minacciando di non firmare, come ministro per lo Sviluppo Economico (ruolo assunto in seguito alle dimissioni di Scajola, ndr), il contratto di servizio dell’azienda per la presenza di “trasmissioni faziose”.
Il PdL, che in un primo tempo aveva parlato di battuta pronunciata in un momento di leggerezza, ha assicurato per bocca del portavoce Bonaiuti che il premier non avrebbe mai pronunciato simili parole.
In ogni caso le prossime 48 ore, tanto dovrebbe servire per trarre le conclusioni del Consiglio d’Amministrazione in corso, risulteranno decisive per il futuro stesso della Rai.