Cina: la censura di Internet nel “libro bianco” del governo di Pechino

“Proteggere effettivamente la sicurezza su Internet è un importante compito dell’amministrazione della rete cinese, e un impegno indispensabile per la difesa della sicurezza nazionale e dell’interesse pubblico”, così si esprimono le autorità cinesi nel “libro bianco” presentato di recente che pone definitivamente la parola “fine” alle accese discussioni, iniziate quando Google ha deciso mesi fa di chiudere il suo portale in Cina, che si sono protratte in questi mesi sul grado di libertà degli utenti di Internet in Cina.

Nel documento, una sorta di “Grande Muraglia cinese digitale”, il governo del paese asiatico definisce Internet come “la cristallizzazione della saggezza umana” e ne incoraggia l’accesso nei prossimi 5 anni al 45% dei suoi abitanti (che conta più di 1 miliardo e 300 milioni di abitanti). “Il governo cinese incoraggia l’uso di Internet nei modi che possano promuovere il progresso sociale ed economico, per migliorare i servizi pubblici e facilitare il lavoro e la vita delle persone”, dice il libro bianco.

Ma, i rigidi controlli che il governo esercita sul Web, che partono dalla ragione di voler bloccare contenuti pornografici e violenti e che sono estesi anche ai social network come Facebook e Twitter e a YouTube, non sono destinati ad allentarsi. Infatti, sostiene il documento, “una protezione efficace della sicurezza Internet è una parte importante delle procedure amministrative del governo e una prerogativa imprescindibile per la tutela della sicurezza dello Stato e dell’interesse pubblico”. La gestione del Web deve essere messo in pratica continuamente dal governo cinese, che si propone di migliorare notevolmente il suo ruolo di amministratore: “leggi e regolamenti – continua il documento – su cosa può o non può essere divulgato on-line, come contenuti che incitano all’odio etnico o alla secessione, alla pornografia e al terrorismo, sono adattabili alle nostre condizioni e in linea con le pratiche internazionali”.

Numerose critiche provengono soprattutto dal mondo occidentale: la definizione di ciò che può o non può essere divulgato in rete è talmente vaga e aperta a interpretazioni che il governo stesso può usare le sue leggi contro chiunque manifesti dissenso. A tal proposito, il libro bianco si conclude con un totale rigetto da parte delle autorità cinesi di qualsiasi forma di critica verso il suo operato al riguardo: “all’interno del territorio cinese, – si legge in conclusione del documento – Internet è sotto la giurisdizione della sovranità cinese, che deve essere rispettata e protetta”.

Augusto D’Amante