E’ una notizia che circola ormai da qualche giorno nel web (tant’è che ‘Giornalettismo.com’ ne scrisse già lo scorso 24 maggio) ma che adesso sta esplodendo in tutto il suo fragore: Daniele Luttazzi, brillante comico romagnolo tenuto spesso ai margini dell’industria culturale mainstream (come dimenticare l’editto bulgaro che lo costrinse a lasciare la Rai assieme a Biagi e a Santoro?), dovrebbe la sua fortuna ad un repertorio frutto – anche – di indebita ispirazione da comici americani. Insomma, Luttazzi – per anni – avrebbe citato senza citare la fonte. Copiato, se vogliamo venire incontro alle vostre capacità mentali. Lo sostiene un blog online ( ‘My Voice’ , online da ormai da due anni: non è mai troppo tardi per essere ascoltati) ma lo sostiene anche una buona frangia dei propri fans, tra i più tech addicted di tutti. Da sempre Luttazzi si è rivolto al pubblico del web, anche prima della moda 2.0 che ha portato il polivalente artista ad aprire ‘La Palestra’ per sfruttare l’impeto satirico dei propri lettori, e proprio il pubblico del web è riuscito a coglierlo con le mani nel barattolo della marmellata.
E proprio con l’attitudine di chi scopre un bimbo che cerca di trafugare un po’ di confettura Francesca Fornario per ‘L’Unità’ ha provato a contattare Luttazzi, ponendogli le – ormai classiche – dieci-domande-dieci. Che poi dieci proprio non sono e sono riassumibili in un più sintetico “è vero? E se è vero, perché?”. Dopo una risposta lapidaria per email, è arrivato il pungente editoriale pubblicato ieri dall’ex organo ufficiale del pci e la notizia è stata ripresa dai principali media nazionali.
Intanto, casualmente, lo staff di NewNotizie.it si stava muovendo per poter intervistare Luttazzi, ignaro dello ‘scoop’: si pensava ad una videointervista (con la ‘Legge Bavaglio’ dietro l’angolo, sarebbe stato sicuramente interessante sentire il parere di una delle persone più imbavagliate d’Italia, da sempre in prima linea contro la censura), ma dopo il primo ‘niet’ del comico romagnolo ci saremmo accontentati di una intervista per email.
Ancora attendiamo risposta, ma posso rassicurare adesso attraverso queste righe che non avremmo minimamente trattato questa nuova – e sicuramente molto più marginale – quaestio. Quindi, conscio che difficilmente potremo parlare direttamente con lui, pongo qui la mia nuova domanda: “Ma davvero, nel 2010, con la pervasività di internet attuale e con la quantità senza precedenti di archivi a disposizione di tutti, pensava di non essere scoperto?”. Credo anche io, come disse qualcuno moolto più importante di me (Einstein), che “il segreto della creatività è saper nascondere le propre fonti” ma come si fa quando le proprie fonti vengono scoperte?
(Anche io ho citato Luttazzi, senza mettere alcun virgolettato: vorrei chiedere anche come ci si sente, mentre che ci sono).
Rocco Di Vincenzo