La Rete 28 Aprile, area sindacale della Cgil, e la Fiom, per bocca del segretario nazionale Giorgio Cremaschi, hanno denunciato oggi l’operato di Fiat che, secondo quanto documentato, ha praticamente chiesto ai lavoratori di rinunciare alle garanzie previste dal contratto nazionale e dalla Costituzione, pena una delocalizzazione selvaggia in cerca di manodopera estera a basso costo.
“L’azienda non ha aperto nessun tavolo di trattativa, – ha scritto Cremaschi – ma ha consegnato ai sindacati un documento che è un drammatico diktat che scardina alla radice il contratto nazionale e i diritti dei lavoratori”.
Nel documento (messo a disposizione in versione integrale dalla Rete 28 Aprile a questo link) la Fiat chiede, per garantire la produzione della Panda a Pomigliano, fondamentale per mantenere aperto lo stabilimento, che vengano adottate alcune importanti deroghe rispetto alle norme previste dal contratto nazionale come, ad esempio, l’aumento all’80% dello straordinario obbligatorio, l’abolizione del pagamento dei 3 giorni di malattia in casi di assenze superiori a una certa percentuale, l’obbligo di esigibilità per tutte le organizzazioni sindacali su straordinari e flessibilità, pena sanzioni verso i sindacati e le Rsu, l’obbligo di obbedienza per i lavoratori alle nuove regole di flessibilità pena il licenziamento, in pratica la sospensione del diritto allo sciopero.
Come qualcuno ha amaramente ironizzato su Facebook, per non portare la Panda in Polonia la Fiat, dopo aver ingoiato per decenni quantità esorbitanti di fondi pubblici, pretende di portare in Italia le condizioni lavorative della Polonia plasmate da vent’anni di folle dittatura neoliberista che ha preso quotidianamente a schiaffi i lavoratori e i loro diritti.
E anche questa volta, come spesso è accaduto nella recente storia italiana, la Fiat si presenta come laboratorio di un meccanismo che Confindustria e il Governo vorrebbero allargare all’intero sistema produttivo del Paese.
“Bisogna evitare che insediamenti produttivi così importanti se ne vadano – ha detto ieri Emma Marcegaglia – da parte di Uilm e Fim c’è una sostanziale adesione alle richieste della Fiat. Da parte della Fiom, invece, c’è una sostanziale non accettazione. È un segnale molto negativo […] dall’altra parte i sindacati polacchi dicono di voler accettare le condizioni poste dalla Fiat”.
Parole che si inseriscono nel complessivo progetto di destrutturazione dello stato sociale e dei diritti conquistati negli anni dai lavoratori italiani, esternato senza mezzi termini dal ministro dell’Economia Tremonti quando, giovedì scorso, ha annunciato di voler sovvertire l’articolo 41 della Costituzione il quale chiarisce che “l’iniziativa economica privata è libera e non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Mattia Nesti