British Petroleum ripulisce prima la sua immagine sul Web

Non riuscendo a ripulire la marea nera nel Golfo del Messico, la British Petroleum, la compagnia britannica protagonista di uno dei più imponenti disastri ambientali che in questi giorni si sta consumando al largo della Louisiana (USA), ha deciso di ripulire prima di tutto la sua immagine sul Web.

A livello di marketing, la mossa praticata dalla BP rappresenta, come afferma anche la società britannica indipendente di marketing Greenlight, un’operazione  brillante e di successo, ma bisogna stare attenti ad un eventuale effetto boomerang: gli utenti della rete, soprattutto quelli più informati, ci mettono pochissimo a creare un tam-tam per smascherare eventuali operazioni di trucco.

Come si è comportata, dunque, la BP nei confronti di questo restyling di immagine? In un modo molto semplice: pagando. La società, infatti, ha acquistato su Google e su Yahoo! alcune delle cosiddette key words, le parole chiave con le quali si fanno ricerche sui motori di ricerca. Le parole acquistate sono due: oil spill (perdita di petrolio). Una volta fatto l’acquisto, BP ha collegato a queste parole una sezione del sito aziendale del tutto nuova, dal titolo “Gulf of Mexico response” (risposta alla situazione del Golfo del Messico). Tale sezione presenta tutta una serie di gallerie fotografiche, di video e di notizie relative a cosa sta facendo la società nei confronti dell’area interessata nel disastro ambientale.  In questo modo è assicurata una certa influenza del punto di vista dell’utente.

“Lo abbiamo fatto per spiegare quanto stiamo facendo” così commenta il portavoce della BP, Toby Odone. L’operazione è sicuramente una novità degna di nota, soprattutto all’interno delle nuove strategia di comunicazione aziendale, costrette a confrontarsi, tutti i giorni, con la globalizzazione e la comunicazione digitale. Il potente passaparola che solo la rete è in grado di creare deve essere affrontato in prima persona in modo da poter affrontare il danno di immagine e un eventuale catastrofe dovuta al crollo in Borsa. Ormai pensare di dover solo persuadere e rendersi amici i media non basta più. Il potere della Rete non va sottovalutato.

Augusto D’Amante