
Dopo mesi di pressioni da parte degli Stati Uniti – e di negoziazioni con Gran Bretagna, Germania, Cina e Russia – l’Onu ha deciso di sanzionare l’Iran per la condotta relativa al suo programma nucleare. La non trasparenza del regime di Mahmoud Ahmadinejad nei confronti dell’Aiea (Agenzia internazionale sull’energia atomica) è costata a Teheran una quarta tornata di sanzioni, che andranno a pesare non poco sui già precari equilibri diplomatici tra Occidente e medioriente.
La diversità con cui i vari paesi hanno reagito alla notizia è un indice chiaro di una situazione tutt’altro che monolitica ma, anzi, assolutamente frammentaria. Alleanze commerciali, diplomatiche e strategie di stato si combinano nel gioco delle risposte che i vari premier internazionali hanno dato relativamente alla questione delle sanzioni all’Iran.
Scontata e prevedibile l’approvazione israeliana alla decisione dell’Onu, visti gli enormi attriti che intercorrono tra Israele e Iran, continuamente alimentati dalle reciproche provocazioni di Ahmadinejad e Benjamin Netanyahu. Il premier israeliano ha definito “un passo positivo” la nuova tornata di sanzioni; ha poi aggiunto in una nota: “speriamo che questo passo positivo sia seguito da azioni concrete da parte di altri paesi, tra cui sanzioni contro il sistema energetico dell’Iran”. Non solo. Netanyahu ha poi affermato che “Questa risoluzione avverte l’Iran che i principali paesi del mondo sono contrari al suo programma nucleare”. Ha poi concluso affermando che “la più grande minaccia alla pace è che il più pericoloso regime al mondo si doti dell’arma più pericolosa”.
Dal lato opposto c’è stata la reazione critica della Turchia, che tramite il primo ministro Tayyp Erdogan ha reso noto il proprio disappunto per la decisione presa dalle Nazioni Unite. Erdogan ha lapidariamente definito un “errore” la nuova tornata di sanzioni contro l’Iran, motivando così il proprio voto contrario presso l’Onu. Prevedibile anche questa reazione della Turchia che, insieme al Brasile, negli ultimi mesi aveva stretto degli accordi commerciali per lo scambio di combustibile fossile con l’Iran. Anche per questo – e forse, chissà, visti gli attriti avuti di recente con Israele – sia il governo turco che quello brasiliano hanno dichiarato che continueranno sulla strada della trattativa diplomatica con Teheran.
Roberto Del Bove