Ieri sono stati inaugarati i Mondiali di calcio 2010 in Sudafrica. Questo cos’ha a che vedere con il clima e soprattutto con Greenpeace? Apparentementemente nulla se non una piccola coincidenza che ha dato lo spunto all’organizzazione non governativa per lanciare la sua ennesima “battaglia – denuncia” sul clima. La prima partita del torneo mondiale che è stata disputata è stata Sudafrica contro Messico. Guardacaso proprio queste due nazioni ospiteranno le prossime conferenze internazionali sul clima. In questi giorni i governi di tutto il mondo sono riuniti a Bonn e devono giocare al meglio la partita del clima se vogliono fermare il riscaldamento globale.
“I negoziati sui cambiamenti climatici a Bonn – dichiarano gli attivisti – stanno per concludersi. Gli impegni presi finora non bastano, come dimostra il nostro rapporto “Il Clima dopo Copenhagen”: un’analisi geopolitica di quanto sta avvenendo fra le diverse potenze economiche mondiali e del nuovo ruolo delle imprese nel post Copenhagen. Il documento presenta anche gli elementi che invece potrebbero portare a un accordo decisivo in Messico a dicembre“.
“Fino alla conferenza sul clima di Cancun, in Messico, in pratica ci sono solo 14 giorni per negoziare e ancora non si sa nemmeno se l’accordo finale avrà carattere vincolante. I Governi – conclude Greenpeace – devono lavorare duro e sfruttare tutte le occasioni disponibili, come il prossimo meeting del G20 dove sarà fondamentale decidere di eliminare gradualmente le massicce sovvenzioni per l’industria dei combustibili fossili. La partita è tutta da giocare. L’Europa finora è rimasta in panchina a guardare. È il momento che scenda in campo. Oggi a Bonn i Ministri dell’Ambiente europei possono fare un passo in avanti verso un impegno per la riduzione del 30% delle emissioni entro il 2020″.
Cliccando sul seguente link (http://www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti/clima-post-copenhagen) è possibile accedere al sito di Greenpeace Italia alla pagina nella quale vi sarà possibile scaricare la versione integrale del rapporto “Il Clima dopo Copenhagen”.
di Roberto D’Amico