Rischio carcere per attivisti Greenpeace

Un anno e sei mesi di reclusione questo è quanto rischiano Junichi e Toru, due attivisti giapponesi di Greenpeace meglio conosciuti come Tokyo Two. La pena è stata richiesta dal pubblico ministero della corte del Distretto di Aomori durante l’ultimo giorno di un processo iniziato a febbraio. Gli attivisti sono stati accusati di furto dopo aver intercettato scatole con carne di balena proveniente dal programma di caccia baleniera e destinate al mercato nero. Questa è il periodo di carcere più lungo mai richiesto per un attivista di Greenpeace in ben 40 anni di storia dell’organizzazione non governativa. Già nel giugno 2008, i Tokyo Two hanno subito un arresto di 26 giorni in completa violazione di una serie di diritti umani, come riconosciuto dal Consiglio sui Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC). Comunque il verdetto finale della Corte non si avrà prima di settembre.

“Junichi e Toru – spiega Greenpeace in un comunicato stampa – avevano utilizzato questa carne per denunciare la corruzione del sistema e chiedere un’indagine ufficiale. È assurdo che ora rischiano di finire in galera. Secondo diversi esperti di diritti umani, questo caso è stato mosso esclusivamente da ragioni politiche e rappresenta un altro esempio di come sempre più spesso a livello globale le autorità utilizzino la legge per zittire dissensi imbarazzanti”.

“La richiesta dell’accusa – continuano gli attivisti – arriva proprio nella Giornata mondiale degli Oceani e in un momento cruciale per la protezione delle balene. Si aprirà, infatti, tra due settimane ad Agadir la riunione della Commissione Baleniera Internazionale (IWC). Purtroppo sul tavolo delle negoziazioni è presente una proposta che rischia di compromettere la moratoria. Paesi come il Giappone che da anni la eludono con la scusa della caccia per ragioni scientifiche, potrebbero vedersi legittimare delle quote e avere l’autorizzazione per cacciare specie in pericolo. Solo una decisa azione diplomatica dei Paesi che dicono di essere contro la caccia baleniera, come l’Italia, potranno garantire che questo incontro non si risolva in un ennesimo fallimento”.

di Roberto D’Amico