Se vi dicessero che l’Italia spende per i onostri parchi nazionali solo l’equivalente di un caffè all’anno per ogni italiano, cosa pensereste? Probabilmente vi verrebbe in mente la solita frase nostrana “peggio di così non può proprio andare”. Ed invece, purtroppo, non è così. Si può scendere ancora più in basso ed è quanto sta accadendo con la nuova Finanziaria. Per parchi nazionali e riserve statali è previsto infatti un taglio del 50% degli stanziamenti per il 2011. Unanime il coro di protesta da parte delle principali associazioni ambientaliste e non solo: WWF, Legambiente, Marevivo, CTS, Unione per i parchi e la natura d’Italia, Aidap, AIGAP, Lipu, Istituto Pangea, Fai, Italia Nostra e l’Associazione Nazionale dipendenti aree protette hanno ideato tre richieste per risollevare la situazione, ridare l’importanza dovuta a parchi e aree protette e soprattutto per spostare i “tagli” in quei settori dove finanziamenti realmente non servono.
Ecco i tre punti: 1) Chiediamo che il taglio del 50% non vada a interessare i parchi e le altre aree protette altrimenti non ci saranno nemmeno i fondi per pagare gli stipendi e le attività di conservazione delle specie e degli habitat e che venga data soprattutto alla Aree Marine, maggiore certezza rispetto ai trasferimenti.
2) Chiediamo con forza che i limiti imposti alle pubbliche amministrazioni, i tagli generalizzati ai Ministeri, le riduzioni dei personale, non si applichino agli Enti Parco, che già hanno contribuito negli anni con pesantissimi tagli, o che almeno si applichino solo alle risorse finanziarie trasferite dallo Stato, altrimenti verrebbe meno qualunque stimolo anche all’autofinanziamento di questi piccoli enti che gestiscono i gioielli naturali del Paese.
3) Chiediamo che nell’Anno internazionale della biodiversità, ogni attività scientifica per la tutela di fauna, flora e habitat resti esclusa dal “blocco” degli studi e delle consulenze, poiché non è possibile attivare alcuna ricerca scientifica seria senza uno studio, né attivare partnership internazionali di spessore senza missioni all’estero, oppure limitare ogni attività formativa all’esclusiva della Scuola Superiore per la Pubblica Amministrazione. Non solo, ma è fondamentale che vi siano assegnate ai Parchi risorse mirate a indagini e monitoraggio della biodiversità, per evitare che la Strategia Nazionale rimanga senza attuazione. Notiamo la differenza tra un Paese europeo e l’altro. Mentre la “ricca” Germania taglia le spese militari per far fronte alla crisi, la “non ricca” Italia taglia i soldi ai Parchi.
di Roberto D’Amico