La notizia è che a Maggiano ha riaperto da pochissimi giorni quella che per quarant’anni, è stata la casa di Mario Tobino, il suo universo. E’ un’ala dell’ex manicomio di Fregionaia, un complesso nelle colline fuori Lucca, dove lo scrittore e psichiatra ha lavorato per anni.
La palazzina dei Medici dopo essere stata restaurata (e il tempo impiegato non è stato poco) o sarebbe più corretto dire un’ala dell’ex ospedale psichiatrico, diventa sede di un piccolo museo con il parco arredamento: la scrivania, i libri, il letto, le penne e i libri dello scrittore.
Sono trascorsi cento anni dalla nascita dell’autore delle Libere Donne di Magliano, l’alloggio da cui Tobino non si volle mai allontanare neanche quando la legge 180 chiuse l’ospedale; si potrà visitare e sarà la sede della Fondazione.
Afferma Andrea Tagliasacchi, presidente della Fondazione “Stiamo già lavorando al recupero dell’antica biblioteca e abbiamo concluso un accordo con la Rai per avere tutti i materiali audio e video su Mario Tobino”
E di quest’uomo immenso, sembra che riecheggino le parole quando, alla luce dell’evoluzione sia farmacologica che terapeutica della cura ci dice che : “… accade che un uomo infuriato entra in manicomio e con poche pasticche, già al secondo o terzo giorno si placa, fa come un tizzone immerso nell’acqua, che frigge e fuma, ma non più sfavilla l’incendio. E può accadere – non sempre, con discreta frequenza – che spesso si ricostituisce, si stabilizza, torna ritto in piedi ed esce come un uomo dal cancello dell’ospedale. Questo è uno dei più fortunati, che ha incontrato il suo preciso psicofarmaco. Ma altri, tanti altri, sulla soglia del manicomio, sembrano già guariti e non lo sono. Per questi il medico non imbroccò, ancora è tutto empirico. Gli psicofarmaci ebbero il potere di rompere le nebbie, non di purificare tutto. (…) io in qualche giorno anche recente ho sentito gravare sull’ospedale un silenzio sospeso, come di vana attesa, come si fosse riusciti a portare i malati sulla soglia della nostra libertà, ma poi era tutto inutile, non si riusciva a portarli al di là, dar loro le ali, far battere tranquillo e sicuro il corso del loro pensiero”.
Chiara Pannullo