Furto di tartarughe, allevatore-detective sfrutta internet per ritrovarle

Molte volte in questa ed in altre sedi si è magnificato sulle illimitate potenzialità del Web, come supporto alla vita quotidiana. Intrattenimento, informazione, condivisione, cultura, comunicazione in senso stretto. Le modalità in cui è possibile declinare la Rete sono mille. Negli ultimi anni Internet sta però assumendo un’ulteriore funzione sempre più rilevante: quella di strumento d’utilità sociale. E la piccola storia che andiamo a raccontare ne è un esempio, nostrano ma emblematico.

Teatro della vicenda è Castel del Rio, in provincia di Imola. Protagonista un uomo di 39 anni che, in maniera assolutamente legale, aveva messo in piedi un piccolo allevamento di tartarughe. Immaginate ora cosa voglia dire avviare un’attività in proprio in un periodo così difficile dal punto di vista economico, e per di più in un settore così particolare e rigidamente regolamentato. Le tartarughe sono animali la cui gestione prevede il possesso di numerosi visti e autorizzazioni. Capirete quindi che vedersene rubare d’improvviso oltre 20 non deve essere stato facile. 24 per la precisione, di varie specie.

E il nostro amico infatti, incassato il colpo, non si è arreso. Ha sporto regolare denuncia ai Carabinieri e poi si è ingegnato sfruttando, per l’appunto, le risorse del Web. Ha pubblicato on line un finto annuncio d’acquisto proprio degli animaletti in questione. Il ladro, credendo di cogliere al volo una ghiotta occasione di guadagno, ha fissato un appuntamento per effettuare lo scambio in un quartiere periferico di Bologna. Ad attenderlo ha trovato però gli agenti della Forestale. I quali, dopo aver arginato un rapido tentativo di fuga, hanno posto in arresto il colpevole. In un magazzino sono stati rinvenuti altri esemplari, tenuti in pessime condizioni.

Alla fine mancavano solo 7 tartarughe, probabilmente già piazzate. Ora il pm Laura Sola ha aperto un’indagine per ricettazione e detenzione illegale di specie protette. Il detective-allevatore è riuscito a recuperare quasi per intero la refurtiva. Manca ancora il test del Dna da parte della facoltà di Veterinaria dell’Università di Bologna, e poi potrà rientrarne definitivamente in possesso. E di ciò deve ringraziare solo se stesso e la Rete che, per una volta, invece di facilitare e proteggere truffatori e personaggi poco onesti, ha dato una grossa mano alla Giustizia.

Katiuscia Provenzani